Riapriamo il capitolo “case infestate in val di Fassa“, iniziato con la descrizione della Locanda dell’Uomo nero.
Oggi invece vi porto a “visitare” una casa infestata ad Andraz di Livinallongo, una casa molto grande, con fienile, una casa tipicamente di montagna, come se ne vedono davvero tante da queste parti.
La famiglia originaria di questa casa vi aveva vissuto per almeno 30 anni, dopodichè, quando era morta la nonna, si era trasferita a Bressanone, e aveva messo in vendita la casa.
L’edificio era grande, in ottima posizione, abbastanza lontano dal paese e in posizione tranquilla: non era stato dunque affatto difficile trovare un acquirente.
Una nuova famiglia prese dunque possesso dell’abitazione, e per un po’ le cose androno bene, poi cominciarono i problemi. Si sentivano rumori strani, strascichi di catene, gente che si rincorreva, porte che cigolavano, stoviglie che tintinnavano pur essendo chiuse nei cassetti.
Talvolta, qualcuno della casa, guardandosi allo specchio, vedeva strane ombre riflesse, e in un’occasione, dicono le cronache, accadde un fatto inspiegabile. Fu la padrona di casa a raccontarlo.
Stavo spazzolando i miei capelli. Erano circa le 11 di notte, stavo apprestandomi ad andare a letto, quand’ecco, mentre la spazzola pettinava, sentii qualcuno che mi appoggiava la mano sulla parte inferiore dei capelli. Credevo fosse mio marito che stava venendo a letto, ma quando girai lo sguardo vidi che mio marito era già nel letto, e dormiva tranquillo. Chi era stato quindi a toccarmi i capelli? Pettinai ancora, ma dove avevo sentito la mano posarsi sentii che la spazzola con correva. Allora sollevai i capelli e vidi che proprio in quel punto c’era come un grumo di capelli tutto attorcigliato, che non riuscivo a sciogliere, nemmeno usando l’olio. Ho dovuto tagliare la ciocca, e quando l’ho tagliata ho visto che i capelli, lì dove erano annodati, apparivano come bruciati.
Per un po’ di tempo i padroni di casa ne rimasero comprensibilmente turbati, poi si assuefarono quasi alle manifestazioni e riuscirono a stabilire, con gli eventuali intrusi che li producevano, un modus vivendi.
Evitavano di rimanere da soli in una stanza quando faceva buio, accendevano le candele votive ai quattro angoli della casa (si diceva infatti che accendere 4 candele benedette e ponendone una in ciascuno dei quattro angoli della casa, avesse il potere di scacciare eventuali spiriti maligni dalla casa), spruzzavano i muri con l’acqua benedetta.
Avevano poi notato che, se si accendeva la luce in una delle stanze in cui si verificavano i rumori, questi improvvisamente si calmavano.
In seguito la casa fu affittata dal governo austriaco, che la usò come dormitorio per i soldati, i quali sentirono anch’essi i rumori. Inizialmente non ci fecero molto caso, ma poi con il passare del tempo si impressionarono e cominciarono ad aver paura. Uno di essi testimoniò un fatto che gli era accaduto una notte:
Ero nel dormiveglia. Sentii subito che nella stanza c’era qualcuno, ma credetti si trattasse di un commilitone. Lo chiamai perchè si facesse riconoscere, ma nessuna risposta mi fu data. Rimasi in attesa, poi vidi un figuro vestito di nero che mi osservava dalla soglia, e che fuggì non appena mi mossi per accendere la luce e vedere di chi si trattasse. Lo vidi spingersi verso il fondo del corridoio, andai all’inseguimento ma mi bloccai appena fuori della porta: alla mia destra c’era infatti un muro spesso di mattoni, e da lì il figuro era passato. Credetti di avere le allucinazioni, forse la febbre. Ma quell’uomo da lì era fuggito.
Poi la famiglia originaria tornò nella casa, e i rumori continuarono.
Ma non erano solo questi i motivi di turbamento. Il fatto più curioso e spaventoso fu lo spostamento di un bambino, non ancora in grado di camminare, in diversi punti della casa. Questo il racconto dell’episodio:
I. era stato messo a dormire, quando mia sorella (a parlare è la prima proprietaria della casa, mamma del neonato) mi avvertì che il bambino non era più nel suo lettuccio, che avevamo protetto da una siepe. Si trovava infatti sopra il comò, e dovetti correre da lui a prenderlo perchè stava rischiando di cadere. Il giorno dopo I. piangeva disperatamente, ma non riuscivamo a trovarlo. Eppure sentivamo il suo pianto, ma non riuscivamo a capire da dove venisse. Alla fine, fu il cane a individuarlo: era chiuso dentro un armadio.
L’ultima volta, decidemmo di spostare il suo lettino in sala, perchè fosse controllato da tutti. Ma anche in questo caso non servì, perchè poco dopo che ci eravamo addormentati, il bambino si mise a piangere, e quando ci svegliammo I. era seduto sul focolare, a poca distanza dalla brace ardente.
Ancora più singolare fu l’improvvisa comparsa di animali, tipo volpi, che giravano indisturbati per tutta la casa. Ho già avuto modo di spiegare, nel post dedicato alla Locanda dell’Uomo nero, che questi animali, nella superstizione popolare Fassana, erano le anime dannate che, non trovando pace nel mondo dei morti, continuavano a popolare il mondo dei vivi sotto forma di animali.
Questi animali furono visti anche da persone che con la casa non avevano nulla a che fare: vedendo gli animali, domandavano di che specie si trattasse, e veniva loro risposto che il motivo della loro presenza in casa era ignoto, ma che erano assolutamente innocui e che ci si doveva abituare alla loro presenza. Una sera però accadde qualcosa di strano a una bambina ospite in quella casa:
Dovevo andare al gabinetto, ma sulla porta c’era un grosso cane nero che mi sbarrava il passaggio. Il cane non abbaiava nè ringhiava, se ne stava lì fermo, e non mi permetteva di avvicinarmi. Non che io volessi avvicinarmi, perchè mi faceva molta paura, ma avevo bisogno di andare al bagno e quel cane grosso non si spostava. Allora sono andata a chiamare la padrona. Lei è venuta subito su con la scopa per cacciare via il cane, ma quando siamo arrivate non c’era più.
Nel 1929 la casa fu venduta a un’altra famiglia dei luoghi, che però conosceva bene quello che succedeva lì dentro, e per prendere possesso della casa chiamò prima un sacerdote a benedirla.
Da allora, ogni fenomeno nella casa cessò completamente e non si sente più parlare della casa infestata di Andraz.
Si ipotizzò che a provocare i fenomeni fosse lo spirito della nonna, che morì all’interno della casa e che, probabilmente, non se n’era mai andato dalla sua vecchia abitazione…almeno fino all’intervento del sacerdote.
Come sempre, e come dichiarato più volte, fonte principale di queste testimonianze è Vito Palabazzer.
sì infatti, è vero, l’hai citato dapertutto. E non cè scritto da nessuna parte che devi citare le fonti in ogni pezzo che scrivi, perdipiù proprio perchè lo hai citato già altre volte. Se la gente imparasse a leggere sarebbe meglio, invece di criticare.
beh il signor Norsa ha fatto una lecita puntualizzazione, credevo che aver citato Pallabazzer in più post fosse sufficiente, visto che in altri che ho scritto e che riguardavano la Val Di Fassa, avevo dichiarato di essermi servita del suo libro, che tra l’altro è pure disponibile online…vabbè avrò fatto le cose con troppa leggerezza, son passati 3 anni può accadere di commettere errori, però io Vito Pallabazzer l’ho citato eccome. Vorrà dire che farò un post statico con tutti i pezzi e metterò alla fine le fonti. Capirai, con 500 e passa post che ho scritto può succedere!
Ho controllato, ho visto che lo hai citato anche altrove, ma perché non lo hai citato anche qua, visto che ti rifai ampiamente ai suoi scritti?
proprio perchè è citato ovunque, e avendo in altri post specificato chiaramente che “Questa, come altre storie raccontate sul blog che riguardano la Val di Fassa, si possono trovare nel testo di Vito Pallabazzer, Paranormale e società dolomitica, usato e strausato per riportare queste belle testimonianze”, si capiva benissimo quale sia la fonte dei pezzi sulla Val di Fassa! Cmq ora è presente la citazione pure qua…
Bella l’intervista alla signora proprietaria della casa. Come hai virgolettato le parole della signora sarebbe stato altrettanto virgolettare quelle dell’autore del testo a cui ti riferisci citando pari pari le sue parole: Vito Pallabazzer: Paranormale e società dolomitica 1992, pp. 162-163. Non credi?
Non credi che l’abbia già fatto, avendolo citato almeno 5 volte come fonte dei miei pezzi? esiste la casella di ricerca, usiamola!
Klodin tra breve lo defenestro,promesso.
sei bravissima davvero e la cosa più bella per me è guardarti mentre ci lavori a questi scritti. ma io continuo a vedere quell’ombra triste, e non parlo della Harley che ho visto che ha cambiato aria
@Grazie a tutti! sapete che qnd scrivo ci metto l’anima e nn mi basta riportare la notizia ma amo scandagliare la questione alla ricerca di tutti i lati possibili, il vostro attaccamento ai miei scritti è la testimonianza che quel che faccio lo faccio bene, grazie!
Concordo con Nick, dovresti pubblicare un libro.
Ho letto vari libri contenenti storie di fantasmi e racconti di luoghi misteriosi. Ma mai relativi a luoghi realmente esistenti, e comunque scritti non bene come i tuoi.
Bravissima!
Il cane nero e muto e la mano spettrale che ti tocca da dietro le spalle sono due casi “classici” che si possono riscontrare in altre zone d’Italia.
Molto inquietante il caso del militare. Da qui si potrebbe partire per fare una bella indagine su questa casa infestata. Ottimo post, Donata.
Bravissima! Te l’ho già detto, dovresti pubblicare un libro con queste tue storie.
Questa era una vera casa infestata, evidentemente chi la infestava, non gradiva la presenza di altre persone. Davvero incredibili le testimonianze, bravissima ogni volta di leggo con maggior interesse.
Un abbraccio
Angie.