Quanti misteri irrisolti nasconde Venezia? Talmente tanti che sembra impossibile contarli tutti, perchè ogni volta che si inizia, appare subito chiaro che ce ne sono molti altri, perchè ogni goccia d’acqua salata della laaguna, ogni pietra scoscesa di una Riva, ogni ombra che si allunga sotto un ponte, ogni mulinello di vento in un Campiello può essere un mistero.
Ci sono poi i misteri che piacciono a noi, quelli che parlano di fantasmi, apparizioni misteriose, perfino ufo, delitti irrisolti e fenomeni di poltergeist, e nella storia che sto per raccontare tutti questi elementi si sommano assieme.
Torcello. Cià una volta ci siano stati in visita, quando parlai del Ponte del diavolo di Torcello, ma oggi non di un ponte voglio parlarvi, ma di un vero e proprio fantasma.
Torcello, Venezia |
Oggi Torcello è praticamente disabitata: gli abitanti che ancora ci vivono sono solamente 14, e vivono in case coloniche adibite a fattorie didattiche. In poche parole, è un’isola quasi deserta, molto calma, tranquilla.
Si arriva dopo aver fatto scalo a Burano, e non appena si mette piede sulla terraferma si viene subito avvolti da una atmosfera di immoto, e quasi innaturale, silenzio. Oggi è conosciuta soprattutto per la presenza della famosa Locanda Cipriani nella quale soggiornò Hemingway .
Ma sto per farvi conoscere, come è nel mio DNA, un lato molto più “oscuro” di quest’isola.
Appena scesi dalla fermata del vaporetto, non seguite la folla di persone che come un branco di pecore va sempre nella stessa direzione, a destra dove ci sono le chiese e il centro storico, ma sostate lì, respirando a pieni polmoni l’aria salmastra della laguna. Osservate il paesaggio. Ammirate i colori del mare e i profili delle isole di fronte a voi. Proseguite verso sinistra, e cammin facendo un piccolo gruppo di case vi verranno quasi incontro.
Mappa di Torcello (Wikipedia) |
Sorgono là dove un tempo esistevano, almeno fino all’epoca delle soppressioni napoleoniche, il convento e la chiesa di San Tommaso dei Borgognoni, che un tempo si trovavano su un’isola separata poi unita a Torcello attraverso il canale dei Borgognoni.
Ancora oggi, avvicinandovi alle rive, e guardando la laguna, potrete vedere come dall’acqua emergano, in maniera del tutto naturale, delle bolle. Si tratta di un miscuglio di aria e metano, che a quanto pare in queste zone, complice forse del materiale che fermenta nelle profondità della laguna o forse perchè proprio lì c’è un giacimento naturale del prezioso gas, viene a galla gorgogliando.
Si racconta che in passato questo gas veniva raccolto con l’aiuto di un complesso sistema di tubicini e campane di vetro.
Dove oggi sorgono le casette di cui abbiamo parlato poco fa, un tempo sorgeva la sagrestia della chiesa di San Tommaso, e tra il Cinquecento e il Seicento viveva là un frate, il cui nome putroppo è avvolto dal mistero, che come un alchimista si dilettava a fare esperimenti di chimica, raccogliendo quel gas e studiando i fenomeni per cui questo saliva in bolle. Un giorno però successe un terribile incidente, e a quel frate scoppiò la campana di vetro che conteneva il metano proprio davanti agli occhi. Si dice che la tremenda esplosione fece schizzare il povero frate come un proiettile sul tetto della sacrestia, uccidendolo sul colpo.
Lì per lì potrebbe sembrare un burla, ma in realtà la faccenda è ben più seria di quanto sembri. Purtroppo, incidenti sul lavoro capitano di continuo, ed è ragionevole pensare che questo successo al frate della nostra storia sia stato proprio un terribile incidente sul lavoro, che ne provocò la morte.
Ma come spesso avviene, persone che vengono strappate alla vita in modo repentino, e senza che i poveretti possano rendersene minimamente conto, il frate continuò ad abitare nel luogo in cui aveva trovato la morte.
Le testimonianze successive infatti sono concordi nell’affermare che, nottetempo, chi veniva ospitato in una precisa stanza della casa che si trova adesso dove un tempo sorgeva la sacrestia teatro del tragico evento, sentisse musiche antiche, durante la notte.
Altri affermano anche che, inspiegabilmente, il proprio orologio si fermasse per tutto il tempo della permanenza sull’isola, e che lo strumento ripartisse una volta che il viaggiatore, a bordo del vaporetto, avesse lasciato Torcello.
Si sa che fenomeni riguardanti il movimento anomalo degli orologi sono una costante nella letteratura paranormale, ma ciò che più impressiona è il fatto che tutti gli ospiti dell’isola (gli ospiti, non le persone che la abitano normalmente), avessero l’impressione di una sensazione di essere quasi fuori dal tempo, o sospesi nel tempo, o in un tempo che non fosse reale.
Si dice anche che una compagnia di amici avesse avuto l’ardire di trascorrere una notte in un barcone, ormeggiato sulla riva di fornte ai luoghi dell’ex convento, e come per tutta la notte nessuno degli occupanti il barcone avesse potuto chiudere occhio. A impedirlo, dicono le testimonianze, era un suono costante come di passi, che dall’isola salivano sul barcone, sostavano in attesa, e quindi ridiscendevano e tornavano a Torcello. Ma per quanto si guardasse e scrutasse nella notte, non si trovava il proprietario di quei passi. E tutti erano concordi nell’affermare che erano passi di una persona che camminava con i sandali. Esattamente le calzature portate dai frati.
C’è poi una testimonianza ancor più impressionante. In una delle case che si trovano appunto dove sorgeva il convento, la notte del 2 novembre una famiglia era a tavola e si stava pregando, prima della cena, come d’abitudine. Improvvisamente, senza che nessunno avesse fatto la benchè minima mossa, una teiera che si trovava su quel tavolo cadde a terra, andando in mille pezzi.
Nulla di strano, verrebbe da dire, se non fosse per un particolare: la teiera, nel cadere, attraversò tutto il tavolo nel senso della larghezza, cadendo quindi dalla parte opposta di quella in cui si trovava.
Bastasse questo. I presenti, nel tentativo di raccogliere i cocci, testimoniarono che nell’avvicinare la mano ai frantumi della teiera, i peli dell’avambraccio si rizzavano come se ci si trovasse in presenza di energia elettrostatica, per poi tornare in posizione normale una volta allontanato il braccio.
Tutti sanno che una cosa del genere è praticamente impossibile, dal momento che il vetro non è un conduttore di energia elettrostatica.
Il mistero resta.
Ci si chiede, soprattutto, dove sia stato costruito effettivamente il monastero di San Tommaso dei Borgognoni? Cosa si trova sotto l’isola di Torcello? Quali antiche forze giocano in quel terreno, in quell’acqua, o anche in quell’aria e nelle case vecchie di secoli? Cosa nasconde Torcello?
E soprattutto, a chi appartiene quella figura vestita di marrone, magra e secca come un chiodo, che ancor oggi si vede camminare sulla riva di Torcello?
wow che storia!
Grazie!
Bellissimo articolo, davvero, proprio come piace a me…a proposito…scusami…ma non avevo letto l’articolo…in cui mi menzionavi..domani cercherò di rimediare…(un mio difetto sono ritardataria…)
Un grande abbraccio
Angie.
Grazie amica mia, un abbraccio anche a te! e tranqui, nel tuo post dicevi molto 😉
Cara Lady,
grande luogo, grande storia e in più raccontata benissimo: mi hai fatto immedesimare ancor più del solito.
Venezia è veramente una miniera di bellezze.
Per quanto riguarda il giacimento di metano, sono in piena sintonia con Max: meglio non dirlo in giro.
Un abbraccio.
Grazie Granduca, contenta che la storia ti sia piaciuta! Un abbraccio e buona domenica
Accipicchia che storia! Ho immaginato il gruppo di amici che sentiva i passi e mi si sono rizzati i peli come è successo alla famigliola felice! 😀
Bella la faccenda del luogo senza tempo! Da provare assolutamente!
Questa è un’altra delle isolette che potrebbero diventare tappa di un viaggietto organizzato, quest’estate…e nn ci sn serpenti, tranqui! XD
Chissà in quanti vorrebbero vivere a Torcello, con quell’aria di mistero e con la calma che circonda il tutto, che la rende fuori dal tempo… Ma è meglio non far sapere di un possibile giacimento di metano, altrimenti bucherelleranno tutto distruggendo un altro luogo di fantasia….
Sì purtroppo la gente pare fatta apposta per rovinare quel che ancora c’è di incontaminato…ma non credo interessi poi molto il metano, non credo ve ne sia tanto, e poi c’è Marghera nelle vicinanze, molto più appetibile!
Ogni volta che mi fermo a leggere le tue storie rimango estasiata ed incantata! Bella leggenda!
Se vuoi ho pubblicato una prima parte di un mio racconto!
Complimenti ancora per il tuo accattivante e misterioso post!
A presto…Sibilla
Grazie Sibilla, vengo subito a leggerti
Sono stato a Torcello due volte e devo dire di preferirla rispetta a ben più conosciute isole, perchè almeno lì a Torcello si intravede ancora la “vera” Laguna com’era una volta. La tua storia aggiunge poi una marcia in più al tutto.
Torcello infatti è uno dei luoghi più belli di Venezia, e mi pareva impossibile che non nascondesse altri segreti oltre al ponte del diavolo!