I dati dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ormai ci fornisce dati confortanti: nonostante l’attività sismica nella regione dell’Emilia Romagna prosegua, appare chiaro come già negli ultimi giorni il numero dei terremoti totali sia fortemente diminuito.
La tabella riportata qui a fianco (click sulla figura per ingrandirla e accedere al comunicato completo, in formato pdf), riporta l’andamento nel tempo dell’attività sismica nella regione. Le colonne mostrano il numero di terremoti per giorno dal 16 maggio al 16 giugno (dati aggiornati alle 15:30).
Vediamo come i due giorni con maggiore attività sismica siano stati il 20 maggio, giorno che ha dato origine alla sequenza, e il 29 maggio, il giorno in assoluto con il più alto numero di terremoti registrati.
I quadrati rossi, che seguono un andamento ascendente, segnano la somma dei terremoti avvenuti fino a quel giorno. Come si può vedere, il totale dei terremoti localizzati dalla Rete Sismica Nazionale sfiora i 1900 (la scala del numero totale è sull’asse verticale di destra).
I dati, indubbiamente confortanti, non ci permettono però con sicurezza di dire che siamo fuori dal pericolo, perchè, come ormai abbiamo ben chiaro, i terremoti non si possono prevedere e perchè, soprattutto, non abbiamo la minima idea se l’energia accumulatasi nel sottosuolo con il passare del tempo si sia definitivamente esaurita con le scosse passate o se invece ve ne sia ancora che cerca la valvola di sfogo.
NON SI PUO’ STABILIRE L’EVOLUZIONE DEL FENOMENO SISMICO
Del resto, nel sito della Protezione civile si dice chiaramente che nelle zone interessate dagli eventi maggiori del 20 e 29 maggio, la sismicità nella fase attuale, sta lentamente decrescendo, cioè le scosse di assestamento stanno diminuendo in numero e dimensione, ma non è possibile stabilire con certezza quale sarà l’evoluzione dei fenomeni. La Commissione Grandi Rischi in un documento presentato al Dipartimento della Protezione Civile e al Governo, ha nuovamente ribadito che i terremoti non possono essere previsti, ma ha anche detto che nel caso si riacutizzasse l’attività sismica nell’area già interessata dalla sequenza in corso, essa si concentrerebbe con maggiore probabilità nel settore orientale, nella zona compresa tra Finale Emilia e Ferrara, anche con eventi di magnitudo paragonabili a quelli del 20 e 29 maggio.
Questa interpretazione fa riferimento al fatto che rispetto alla struttura, lunga 45 chilometri, da cui sta avendo origine l’attività sismica in corso, l’evento del 20, di magnitudo 5.9, ha coinvolto la parte centrale, tra Finale Emilia e San Felice sul Panaro, e l’evento del 29, di magnitudo 5.8, è stato causato dalla rottura del settore occidentale, da San Felice al Panaro verso Mirandola. La porzione orientale, da Finale Emilia verso Ferrara, ha registrato invece ad oggi eventi con magnitudo fino a 5.1.
IN CASO DI UNA RIPRESA DELL’ATTIVITA’ SISMICA IN EMILIA SI POTREBBERO VERIFICARE FORTI TERREMOTI NELL’AREA ORIENTALE
La Commissione ha valutato che, allo stato attuale delle conoscenze, se l’attività sismica dovesse intensificarsi nelle zone già colpite dal terremoto, e la struttura da cui sta avendo origine la sequenza in corso dovesse nuovamente causare forti terremoti, ciò accadrebbe con maggiore probabilità nel settore orientale rispetto ai settori centrale e occidentale. L’ipotetico terremoto sarebbe paragonabile ai maggiori eventi registrati nelle settimane scorse (magnitudo di 5.9 del 20 maggio e magnitudo 5.8 del 29 maggio).
Questa magnitudo è del resto in linea con quanto previsto dalla classificazione sismica attualmente vigente che ha assegnato a queste zone una magnitudo di massimo 6.2. Anche i valori dello scuotimento del terreno registrati nelle ultime settimane sono compatibili con quanto previsto dalla classificazione sismica. Con riferimento alla possibilità di prevedere terremoti, si ricorda che gran parte del territorio nazionale è caratterizzato da pericolosità sismica e che quindi non si può escludere che in qualsiasi momento possano verificarsi terremoti anche di forte intensità in altre aree del Paese. (FONTE: protezione Civile).
Certo è che di fenomeni strani come la liquefazione del suolo non se ne sente più parlare, nè nel paese di San Carlo che per primo ebbe a fare i conti con questo fenomeno, nè nel Polesine, dove recentemente erano stati individuati dei “vulcanetti di sabbia” che avevano fatto lanciare l’allarme per probabili scosse in questa zona.
Le Prealpi venete teatro del sisma dello scorso 9 giugno (magnitudo 4.5, epicentro localizzato tra Claut e Chies d’ Alpago, fra le province di Belluno e Pordenone tra Veneto e Friuli) sono ora tornate silenziose, ed è forse meglio non badare alle previsioni di Dario Camuffo che aveva segnalato, dopo Mirandola (effettivamente colpita da un sisma di magnitudo 5.8 il 29 maggio scorso), anche Mantova e Verona come epicentri di possibili sismi, indicando Verona come città colpita da un probabile sisma di addirittura 6.5 di magnitudo.
RAPPORTO: COSA HA COLPITO FERRARA NEL MAGGIO-GIUGNO 2012?
FAGLIE LUBRIFICATE??