Sequenza sismica al 15 giugno 2012 |
I terremoti di queste 48 ore si sono distribuiti lungo tutta la struttura sismica attivata in precedenza, per cui, fortunatamente, non si sono stati sismi nè nelle Prealpi venete nè nella parte Orientale dell’Arco di Ferrara, nella zona di Ravenna interessata da qualche movimento tellurico negli ultimi giorni. La zona ravennate, anzi, appare silente: l’ultimo terremoto in questa zona è stato registrato il giorno 11 giugno, alle 14:32, a 23,7 km di profondità e magnitudo 2.2.
SISMI IN SICILIA: ORA L’EMERGENZA SEMBRA ESSERE QUESTA
Adesso, però, l’emergenza sembra essersi spostata a Sud. Continua infatti a tremare la terra nella Sicilia sud/orientale e nel mar Jonio: nelle ultime 24 ore si sono verificate ben 4 scosse di terremoto tra i Monti Iblei e il mar Jonio, a largo delle coste Siracusane, di cui la più forte ieri mattina di magnitudo 3.8.
Quella di stamattina è stata più debole ma molto più vicino alla costa: s’è verificata alle 08:21 ed è stata di magnitudo 2.6 a 22.9km di profondità, ma è stata avvertita ad Augusta, nel siracusano, il comune più vicino all’epicentro.
Questo terremoto è da inserire nel quadro dello sciame sismico che da ormai quasi due settimane sta interessando il Siracusano, tra gli Iblei e il Golfo di Augusta, dove in un passato recente si sono verificate altre scosse abbastanza forti, con una magnitudo superiore al 3° grado della scala Richter.
In tutta la Sicilia sud/orientale c’è grande preoccupazione per questo sciame sismico, che secondo alcuni esperti rischia di sfociare in scosse più forti (ma non tutti sono d’accordo). Dopotutto non c’è un modo per prevedere i terremoti, piuttosto c’è la possibilità di conoscere la sismicità di ogni area in base alla sua storia sismica, e quella del Siracusano mette i brividi: si tratta, infatti, della zona più sismica d’Italia, quella in cui si sono verificati i terremoti più violenti in assoluto.
Da meteoweb.eu scopriamo alcuni dettagli interessanti di quest’area: è caratterizzata dal cosiddetto Plateau ibleo, limitato a nord e a nord-ovest dall’avanfossa Catania-Gela, ad est dalla Scarpata ibleo-maltese e a sud dalle strutture dello Stretto di Sicilia. Questo è il regno della famosa e temuta faglia “Ibleo-Maltese”, una sorta di grande spaccatura in seno alla crosta terrestre che dall’isola di Malta risale verso le coste sud-orientali siciliane e il versante orientali degli Iblei che rappresenterebbero il blocco rialzato di questa importante struttura sismogenetica (un pò come i monti Peloritani per la faglia di Messina-Giardini Naxos responsabile del terribile sisma del 28 Dicembre 1908).
Purtroppo è proprio lungo il tetto di questa faglia che si sono realizzati i terremoti più violenti e distruttivi della storia sismica d’Italia e dell’intero bacino del Mediterraneo.
11 GENNAIO 1693, VAL DI NOTO: IL TERREMOTO PIU’ VIOLENTO IN ITALIA
La scossa di magnitudo 7,4 richter a 20km di profondtà lo portò a essere considerato il 23° terremoto più disastroso della storia dell’umanità. Passato alle cronache come il “terremoto della Val di Noto“, le due scosse del 9 e 11 Gennaio del 1693 furono talmente violente da devastare l’intera Sicilia sud-orientale, radendo al suolo molti centri abitati, e furono accompagnate da un imponente tsunami che flagellò i villaggi costieri di tutta la Sicilia sud-orientale, da Capo Passero fino ad Acireale, lasciando dietro di sè centinaia di morti. Nel 1169 le ondate sollevate dall’evento tellurico raggiunsero persino la città di Messina (che rimase danneggiata dal risentimento sismico) dove il mare superò agevolmente le mure che circondavano l’area abitata, penetrando fino all’entroterra.
GLI IBLEI TREMANO…
Le stazioni di rilevamento Radon di Coppito, Fagnano e Magliano de’ Marsi (AQ) mostrano anomalie a lungo termine relative ad una attività dinamica fuori dal raggio d’azione del territorio monitorato maggiore di 300/400 km dal bacino aquilano. Le anomalie fuori dalla rete non ci permettono di determinare con certezza la zona epicentrale e grado sismico. Dai modelli osservati in passato, le caratteristiche dell’nomalia in atto non sembrano appartenere ad eventi con rilascio di energia maggiori di magnitudo 4.0/4.5.
Concordo anche io con Nick, è ora che l’Italia si decida a rendere obbligatorie le procedure anti-sismiche nell’edilizia… Un saluto.
Ciao Max, spero che davvero si faccia qualcosa, invece di spendere migliaia di euro per cose inutili, se si facesse una prevenzione più seria sarebbe decisamente meglio…e non parlo solo di zone sismiche, ma anche di zone alluvionali o vulcaniche…ho i brividi a pensare cosa si muove sotto il Vesuvio e pensare a quante case, la maggior parte abusive, sono state costruite…si dovrebbero fare forse meno condoni e più leggi per regolamentare l’edilizia, soprattutto quella non provata…pensa alle fabbriche crollate per il sisma…è inaudito, e OSCENO, morire mentre fai il tuo lavoro in un posto che dovrebbe proteggerti!!!
Sarebbe ora .caro Nick, bell’articolo Lady complimenti.
Ciao Angie
Grazie infinite amica mia!
Io voglio credere che finalmente sia arrivato il momento in cui nel nostro paese si possa cominciare a fare un minimo di prevenzione “vera”.
Lo spero anche io, credimi, ma a quanto pare in questo Paese prima ci scappa il morto, e poi si fa prevenzione…sai che ad esempio a Padova hanno scoperto che con le scosse del 20 e del 29 i tetti delle fabbriche in zona industriale erano solamente poggiati sulla travatura, perchè viti e bulloni erano saltati? MI domando cosa aspettino le autorità a intervenire…e meno male che Pd non è zona sismica, sennò sai cosa sarebbe successo, con una scossa più forte? Ma purtroppo in Italia si fa così: prima si piange il morto, e poi si rimedia agli errori che avrebbero potuto evitare il morto!