Sto scrivendo decisamente poco…tra la mostra delle piante carnivore, di cui presto parlerò mostrandovi le “new entry”, tra il lavoro e altri impegni personali, i post sul blog latitano. Credo sia ora di porre rimedio a questa mia latitanza, del tutto non voluta.
Parlando della chiesetta di San Nicolò a Pozza di Fassa, mi ero ripromessa di trattare tante altre leggende riguardanti le chiese del luogo che avevo visitato e di cui avevo appreso l’esistenza.
Oggi in particolare voglio parlare della chiesa di Vigo di Fassa, dedicata a San Giovanni Battista.
Vigo, in Val di Fassa, è considerata la “pieve”, cioè la chiesa principale, e venne costruita alla fine del ‘400, considerata come fondamentale punto di riferimento per tutti i fedeli della comunità fassana che si riunivano in occasione di solennità religiose e battesimi.
Fu la chiesa madre di tutte le altre sparse in Val di Fassa ed edificate tra la prima e la seconda metà del 1500.
L’edificio è in stile gotico-alpino ed è caratterizzato da un campanile alto e aguzzo, di struttura romanica. All’interno, nell’abside, si possono ammirare due grandi pareti con affreschi di scuola tirolese, uno dei quali risale al 1498 e raffigura scene della vita di San Giovanni. L’altare invece, in stile neogotico, è databile verso la fine dell’800. Un esempio di pittura murale particolarmente antico si trova sulla parete esterna dell’abside romanica sottostante l’attuale chiesa di San Giovanni. Finestroni gotici si aprono verso valle con contrafforti a guglie. Gotico è anche l’interno a tre navate: qui ci sono affreschi con storie della vita di S. Giovanni, personaggi con armatura in ginocchio, rilievi del tardo romanico, la pala di A. Longo del 1790, e la Via Crucis di Pederiva. FONTE
Ebbene, riguardo questa chiesa c’è una leggenda che parla della sua campana maggiore.
All’inizio del XVI secolo, un abitante di Vigo tornò dalla guerra combattuta contro i Turchi portando con sè un grande quantità d’oro e d’argento.
Un giorno l’uomo andò a caccia, e durante la sua assenza due uomini andarono da sua moglie a chiederle di contribuire alla fusione della campana maggiore di San Giovanni offrendo qualche metallo che teneva in casa.
La donna quello stesso giorno aveva riassettato la soffitta, e sotto le assi del pavimento aveva trovato una grossa pentola di terracotta contenente alcune pesanti sfere di ferro. Non sapendo cosa fossero e sopratutto non sapendo cosa farsene, ipotizzando che fossero state dimenticate lì dai precedenti proprietari della casa, la donna donò subito le sfere di ferro agli uomini.
Immaginatevi l’ira del marito quando tornò a casa! Le sfere infatti erano il risultato della fusione dell’oro e dell’argento bottino di guerra, ed erano di ferro solo esternamente! Bel guaio aveva combinato la moglie!
L’uomo si adirò così tanto da arrivare a minacciare la moglie con la spada, ma quando si rese conto che la povera donna aveva agito in buona fede, ignorando completamente di che materiale fossero realmente fatte le sfere, cominciò a calmarsi, promettendo però alla donna che l’avrebbe senz’altro uccisa se la campana creata dalla fusione di tutto quel metallo non avesse avuto un suono puro e cristallino.
Quando un giorno, tornando dalla caccia, sentì il rintocco della campana di San Giovanni che diffondeva per tutta la Val di Fassa un suono argentino, la sua rabbia svanì completamente e la moglie fu perdonata del tutto.
Ma perchè questa campana è detta “irremovibile”?
Perchè sul finire dell’Ottocento, il principe-vescovo di Bolzano voleva portar con sè a Bolzano la campana di San Giovanni, il cui suono cristallino e davvero bello l’aveva tanto ammaliato da desiderarla nella sua sede vescovile.
Così a malincuore i Fassani avevano staccato la campana dal campanile, e l’avevano trasportata sul carro trainato da buoi e cavalli che dovevano portarla a Bolzano. Ma il carro non riuscì a uscire dai confini della chiesa. Impossibile spostarla. Il carro poteva fare il giro della chiesa, poteva andare avanti e indietro, ma non uscire dal perimetro dell’antica pieve.
Tutti si chiedevano che prodigio (o diavoleria) fosse mai quella, il vescovo stesso minacciava di scomunicare tutti quelli che si opponevano al trasporto della campana a Bolzano, ma non c’era verso di spostare il carro.
Improvvisamente, tra lo stupore dei Fassani, la campana parlò.
Sono stata fatta per San Giovanni Battista e lui voglio servire.
Così si dovette rinunciare allo scambio, e la campana rimase lì dov’era, dov’è oggi e dove resterà, a Dio piacendo, per sempre.
Ha ragione Nick, sono troppo belle…
Un abbraccio
Angie
Grazie mille amica mia, un abbraccio frte forte a te!
Bene anche questo è un bel racconto.
Io te l’ho detto altre volte: dovresti raccogliere in volume tutte queste leggende.
Ciao.
Grazie dei tuoi commenti Nick, ci sto pensando in effetti, anche se ultimamente più che ai fantasmi mi sto appassionando di carnivore….. U_U