C’era infatti, a Pescarenico, una pizzeria, confiscata alla ’ndrangheta, e quando questa pizzeria è stata sottoposta a vari lavori di ristrutturazione per farne una residenza per anziani, ecco comparire uno scheletro, rinvenuto ben seppellito in un muro.
Subito tutti hanno pensato alla mano della mafia: un povero uomo ucciso e poi murato all’interno del muro per farne sparire il cadavere, un po’ come successe alla povera Maddalena di cui ho parlato tempo fa…
Invece, il perito della procura di Lecco incaricato di analizzare i resti è giunto alla conclusione che si tratta sì di una vittima, ma di un’altra e più antica piaga che infestò a lungo l’Italia: la peste del 1630, anno in cui si conclude la vicenda dei Promessi Sposi. E, stando alle ipotesi, anche le più suggestive, quelle ossa potrebbero proprio essere quelle di don Rodrigo, morto di peste proprio in quell’occasione, nel 1630, e legato strettamente a quei luoghi.
Don Abbondio e i Bravi |
Pescarenico è infatti un luogo super-manzoniano, l’unico nel Lecchese citato esplicitamente nel libro.
A Pescarenico lo scrittore ubicò il convento dei Cappuccini in cui vivevano Fra Cristoforo e fra Galdino e da questo paesino, nella vicinanza della foce del fiume su cui si allontanerà in barca Lucia per fuggire dalle mire di Don Rodrigo. Sempre di Pescarenico è il pesciaiolo che porterà ad Agnese e Lucia notizie del loro paese natale, quando queste erano rifugiate a Monza.
I magistrati hanno appurato che, a poca distanza dal borgo dove vivevano i bravi e in generale i servitori e accoliti di don Rodrigo, muniti di «schioppi, tromboni, zappe, rastrelli, cappelli di paglia, reticelle e fiaschetti di polvere, alla rinfusa», si era acquattata la criminalità calabrese, ben più dotata tecnologicamente.
La scoperta dello scheletro (e di alcuni affreschi) scompagina le carte a favore della realtà romanzesca, però… Però resta impossibile dire a chi appartenevano le ossa, visto che molti furono i morti (e alcuni teschi sono conservati nella nicchia di una casa lì vicino). Ma questa è una sepoltura particolare, anche se, a rigor di logica, difficilmente potrebbe davvero trattarsi di don Rodrigo.
Guardiamo agli indizi. Manzoni ci ha raccontato che Don Rodrigo finì i suoi giorni al lazzaretto. Cosa ci faceva allora in quel muro, in quella che sarebbe diventata una pizzeria?
Possiamo chiederci, ragionevolmente o irragionevolmente, quando mai Don Rodrigo, forse pentito, forse desideroso di un «sequel», avrebbe desiderato far ritrovare la sua povera carcassa?
Mistero.
Oddio, che sia proprio Don Rodrigo mi sembra un eccesso di certezza in chiave giornalistica tanto per far notizia. Però sarebbe interessante. Poi, il dettaglio della pizzeria sequestrata alla ndrangheta aggiunge un po’ di colore al ritrovamento.
Ma come si potrebbe scoprire la sua identità? Non esiste modo di raffrontare il dna. Per cui 50% al si e 50 al no. L’importante è che tu stia bene…
Un abbraccio
Angie
Ariano: credo anche io, infatti è strana la notizia e ancor più strano che nessuno ne abbia più parlato.
Angie: infatti è questo il problema, nessuna prova per avallare questa scoperta. Non resta che il calcolo delle probabilità, 50 e 50 🙁
sì sto bene grazie, un po’ così, ma bene! Grazie 😉
hahaha fantastico questo cross over tra i promessi sposi e una puntata dei Sopranos 😉 vado subito ad approfondire..e bentornata! (non commento spesso ma ti seguo sempre)
grazie! 😉
Guarda che mistero interessante.Incredibile le cose che si trovano scavando.
vero