Ci ritroviamo a parlare della (presunta) morte di Paul McCartney, e dopo aver parlato delle prove a favore della tesi del PID (Paul Is Dead) che si trovano nei dischi della band, affrontiamo quelle che invece si trovano negli album solisti dei membri della band, e soprattutto in quelli di Paul McCartney, il presunto defunto.
Questi i precedenti post:
Il caso: la presunta morte di Paul
Le prove nascoste nei dischi dei Beatles: da Magical Mistery Tour (1967) ad Abbey Road (1969)
Già, perchè proprio il baronetto disseminò i suoi dischi di indizi, dando spazio a numerosissime interpretazioni: lui stesso che gioca sulla sua morte? Oppure, più semplicemente, è un modo scherzoso per alimentare la leggenda metropolitana? O magari è davvero tutto reale e a Paul, scoperto, non resta altro che svelare il mistero?
All Things Must Pass
All Things Must Pass è il primo album da solista di George Harrison, pubblicato nel 1970, che già dal titolo farebbe presagire qualcosa: “tutte le cose passano”, quindi anche i dolori e la sofferenza provocate dalla morte di un amico?
In quest’album il brano It’s Johnny’s Birthday, se ascoltato al rovescio, sembrerebbe dire: «He never wore his shoes, We all know he was dead» (“Non portava mai le scarpe, tutti sappiamo che era morto”). Questo farebbe riferimento alla copertina di Abbey Road, dove McCartney appare scalzo.
E poi ecco McCartney, il primo album da solista di Paul dopo la sua fuoriuscita dai Beatles.
Qui sulla copertina è presente una tazza vuota, che ha evidentemente contenuto delle ciliegie, come dimostra il succo rosso rimasto sul fondo e alcuni frutti sparsi sul tavolo.
Una banalità, parrebbe, ma dato che esiste un vecchio proverbio inglese che recita: “La vita è come una tazza piena di ciliegie”, rappresentare una tazza vuota che aveva contenuto delle ciliegie potrebbe significare che la vita non c’è più, è terminata.
Poi nel 1980 uscì il secondo album solista di Paul, con lo stesso nome, McCartney II, e benchè logicamente il titolo con il “II” si riferisca al fatto che è il secondo album di Paul con questo titolo, si è voluto vedere il riferimento al doppio Paul, ma anche alla possibilità che “II” si rifaccia al fatto che esistano due Paul (l’originale e il sostituto).
Osservando poi la copertina, dove è ritratto Paul con una simpatica espressione sbigottita, notiamo che ci sono stranamente due ombre riflesse sul muro.
Ram
Nel 1971 uscì Ram di McCartney, in cui sul lato destro si intravede una scritta: “L.I.L.Y.”
Potrebbe essere l’acronimo di “Linda I Love You”, dove Linda è la moglie del cantante, ma specchiando a metà la scritta, come nel caso delle parole “Lonely Hearts” su Sgt. Pepper’s, ecco che riappare il messaggio “I I I X” del Drum Clue: Tre vivi uno morto, oppure 11 settembre, o 9 novembre, le date presunte della morte del vero Paul McCartney.
Band on the Run
Il testo di Band on the Run, che dà il nome all’album di Paul McCartney & Wings del 1973, contiene due strofe molto interessanti:
«Stuck inside these four walls, sent inside forever, never seeing no one nice again like you» (“Chiuso dentro queste quattro mura, per sempre, senza poter rivedere mai nessuno dolce come te”),
«If I ever get out of here, thought of giving it all away, to a registered charity» (“Se mai uscirò di qui, ho pensato di donare tutto a qualche ente di beneficenza”).
Potrebbero riferirsi al lamento del supposto sostituto di Paul, costretto a rinunciare alla sua vita reale per reinterpretare il ruolo di Paul.
London Town
Nell’LP London Town di Paul McCartney & Wings gli indizi non si trovano nella copertina, ma nel poster all’interno del disco. Qui si vede in alto a destra un’immagine che ritrae Paul e Linda a bordo di una barca. Sulla foto compare la scritta SUBSTITUTE. (cliccate sull’immagine per ingrandirla).
Give My Regards to Broad Street
Nel 1984 uscì il film Give My Regards to Broad Street, con protagonista Paul McCartney. Nel film c’è una scena in cui Paul viene accompagnato in una stanza nella quale si trovano già due uomini, uno più anziano seduto e uno di mezza età. Paul viene presentato dal suo accompagnatore all’uomo più anziano con le parole “Conosci William?”. Molti invece ritengono che la frase sia stata pronunciata riferendosi non a Paul ma all’uomo seduto, mentre invece guardando e riguardando la scena, è chiaro che si stava proprio parlando DI Paul, e non CON Paul. E la cosa appare ancora più strana, se si pensa che il film racconta la storia di Paul McCartney, che dunque verrebbe chiamato con il suo vero nome.
Chaos and Creation in the Backyard
Nel 2005 uscì poi l’album Chaos and Creation in the Backyard, il cui titolo sarebbe l’anagramma di He Died in a Car Crash on a Batty Conk cioè Morì in un incidente d’auto con un violento colpo alla testa.
e due anni dopo ecco Memory Almost Full, dove ascoltando al contrario il brano Gratitude, apparirebbero queste parole: «Who is this now? Who is this now? I was… Willie Campbell!» “Chi è questo, adesso? Chi è questo, adesso? Io ero… Willie Campbell!”.
Ci sarebbero poi altri indizi, in altri album dei Beatles, che però vengono scartati per un semplice motivo: comparirebbero in album che sono stati realizzati prima della presunta morte di Paul.
Eccoli.
Help!
Uscì il 6 agosto 1965, un anno prima della presunta morte di Paul McCartney, ma anche in questa copertina e nel disco stesso, gli indizi sono numerosi: tra i compagni che con le loro movenze riproducono le indicazioni navali che compongono, appunto, la parola HELP, Paul è l’unico senza cappello, segnalando così la sua (presunta) estraneità al gruppo. Alcuni hanno ipotizzato che questa differenza rispetto ai compagni possa indicare la presunta decapitazione avvenuta nell’incidente.
Poi, se si ascolta al contrario la canzone Help!, si udirebbe la frase: «Now we need a member», Ora ci serve un membro”.
Nello stesso album è presente la celebre Yesterday, in cui compare la frase «I’m not half the man I used to be, there’ s a shadow hanging over me», e cioè Non sono neanche metà dell’uomo che ero, c’è un’ombra che incombe su di me.
Revolver
Sulla copertina di Revolver, uscito il 5 agosto 1966, Paul appare defilato, di profilo. In alto a sinistra Paul appare con un’espressione sofferente.
Ma nei testi delle canzoni ci sono molti riferimenti al tema della morte: Taxman, Eleanor Rigby e She Said She Said.
Nella prima canzone che ho citato, Harrison canta: «If you drive a car», “Se guidi un’auto” e «if you get too cold» “Se hai troppo freddo”, che potrebbero entrambi essere riferiti al modo in cui Paul morì.
In Tomorrow Never Knows, Lennon canta: «Play the game of existence to the end» “Gioca il gioco della vita sino alla fine” .
In Got to Get You into My Life, Paul canta: «I took a ride, I didn’t know what I would find there» (“Andai a farmi un giro, e non sapevo cos’avrei trovato”), e poco dopo: «Then I suddenly see you» (“Poi all’improvviso ti vedo”), e per i sostenitori del PID sarebbe un riferimento al giro fatale in macchina e al suo incontro con Rita.
Ma il verso più curioso comparirebbe in Eleanor Rigby: «Father McKenzie, writing the words of a sermon that no one will hear […] wiping the dirt from his hands as he walks from the grave» (“Padre McKenzie, che scrive le parole di un sermone che nessuno ascolterà […], pulendosi le mani dalla terra mentre si allontana dalla tomba”). I versi si riferirebbero al funerale segreto di Paul, al quale “non venne nessuno”, come dice più avanti il brano. E non è tutto: nella versione originale del brano il nome del prete doveva infatti essere “Father McCartney”, il che renderebbe la cosa ancor più macabra, con Paul che celebra il proprio funerale.
E cosa dice lo stesso Paul della sua stessa morte? La risposta nel prossimo post.
Il caso: la presunta morte di Paul
Le prove nascoste nei dischi dei Beatles: da Magical Mistery Tour (1967) ad Abbey Road (1969)
Gli indizi nascosti negli album dei solisti (questo articolo)
Quanto mi affascina il PID! E’ molto interessante sotto diversi punti di vista. Dal punto di vista di chi crede nel “complotto” perché le prove disseminate lungo la discografia sono moltissime e come giustamente affermi, alcune sono inconfutabili.
A chi non ci crede perché dimostra ancora una volta che basta poco per far credere a cose inesistenti, infatti si possono trovare “prove” sulla morte di Paul anche in dischi antecedenti la sua presunta morte.
Sinceramente non riesco a prendere una posizione sulla questione ma a favore del complotto ci sono alcune considerazioni che fanno pendere l’ago della bilancia verso una sua possibile veridicità.
I Beatles non avevano bisogno di disseminare messaggi nascosti e prove relative ad un presunto mistero per farsì ulteriore pubblicità. D’altronde erano già all’apice del successo.
Ma più di tutto il continuo rifiuto di Paul di sottoporsi ai test del DNA e l’inchiesta fatta da WIred qualche anno fa in cui due esperti fecero delle analisi sulle fotografie di Paul, prima e dopo la sua presunta morte, verificando che la struttura ossea era diversa.
D’altronde per la casa discografica di un gruppo come i Beatles il cui successo commerciale poteva dare ancora molti frutti (e li varebbe dati) sarebbe stato un duro colpo perdere uno dei membri principali….
Comunque la si pensi, l’unico fatto assodato e inconfutabile rimane la GENIALITA’ dei Beatles che si riflette anche in questo mistero.
Io sono di quelli che ritengono che sia tutta una montatura (e che crede anche che Elvis e Jim Morrison siano morti), ma trovo lo stesso questa storia molto divertente, soprattutto il voler cercare indizi nelle copertine dei dischi: se Paul fosse davvero morto, dubito che il suo sosia si divertirebbe a lasciare indizi per venire smascherato!
non ci sono solo le copertine dei dischi, ma molte altre prove difficilmente confutabili 🙂
Dato che i Beatles sono stati un fenomeno costruito minuziosamente (addirittura si dice che la stampa INVENTO’ di sana pianta l’iniziale successo di pubblico), e costruito in modo geniale con gente che ne sapeva e su gente che musicalmente comunque ha spaccato (meno male…) non posso non dire che ci hanno giocato su.
Non so se Paul sia vivo o morto, in ogni caso basta alimentare un poco le voci e il fandom si scatena: in pratica, è tutta pubblicità gratuita.
Difatti, se alcune cose le considero volute, altre mi sembrano forzature (l’espressione in Revolver ecc). E’ che poi il fan parte subito di lato a far mille congetture, e questa cosa, ripeto, fa solo che bene al progetto (non uso “prodotto” perché comunque i Beatles sono stati immensi).
Moz-
Effettivamente, moltissimi degli indizi visivi e uditivi nei dischi dei beatles possono apparire forzature, e creati quasi artificialmente, ma ci sono alcuni elementi, che proporrò nel prossimo post, che sono quasi impossibili da confutare, e rendono la teoria del PID ancora più solida.
…che saranno sicuramente gli indizi costruiti a tavolino dai geni del marketing. Sono materie che mi affascinano molto 🙂
Moz-
non credo siano prove che si possano costruire, anzi!
Davvero affascinante. Conoscevo bene tutti i dettagli nascosti nei dischi dei Beatles (quelli che tu avevi indicato qualche tempo fa) ma tutti questi li leggo oggi per la prima volta.
Naturalmente ci si può credere e ci si può non credere. Alcune cose mi sembrano un po’ troppo forzate per non apparire ridicole (tipo il voler per forza leggere una data in “IIIX”: avrebbe casomai dovuto essere IXXI, no?). Non vedo nemmeno nulla di strano nella copertina di Revolver dove, casomai, troviamo il volto di John più decentrato rispetto agli altri, quasi a significare “me ne sto andando” (cosa che 15 anni dopo ha fatto, se vogliamo essere pignoli).
Diciamo che volendo trovare degli indizi, se proprio si vuole, è molto facile. Sono sicuro che qualcuno riuscirebbe a trovare indizi sulla morte di Paul anche guardando col lanternino le copertine degli Stones….
Tutto questo aggiungere dettagli, se posso permettermi, non aiuta a reggere l’ipotesi della morte del beatle, bensì la affossa definitivamente. Resta tuttavia molto interessante e non vedo l’ora di leggere dell’altro nel prossimo post.
Se vuoi la mia opinione, i Beatles superstiti si sono divertiti un sacco ad inserire indizi qua e là. Le frasi al contrario che si ascoltano nei loro dischi non possono essere casuali: c’è per forza una volontarietà in quanto è stato fatto (la lingua inglese non ti permette di essere compresa se non ci metti un mimino di pronuncia corretta o di accento. Provare per credere). Probabilmente hanno inserito solo qualche piccolo indizio nelle copertine, indizi che la fantasia della gente ha poi moltiplicato…
Mi riallaccio al commento di risposta a Miki che ho postato sopra. In effetti ci sono delle altre prove che sono state portate alla luce che rendono quasi inconfutabile la teoria del PID, e certo, credo che effettivamente i Fab4 si siano divertiti non poco a inserire indizi (veri o falsi che siano) nei loro pezzi.
Sulla data, no no è effettivamente IIIX, perchè tratta dalla parolina LILY che compare a bordo dell’album, e tagliando a metà la parolina si legge proprio IIIX, che potrebbe essere intesa come II IX, dove II potrebbe essere 11, cioè novembre, e 9 resta appunto 9, secondo il metodo di lettura delle date anglosassone…9 novembre è una delle date possibili della morte di Paul… poi ovviamente indizi ce ne sono a tonnellate, ma una cosa non mi è mai stata chiara: perchè in tutti questi anni, anche tirando in ballo la storia dei figli illegittimi, Paul non han mai voluto fare la prova del DNA, specie quando si scoprì il fatto di Bettina?