Bortolo Pitscheider. Chi era costui?
Un genio, indubbiamente, forse proprio colui al quale s’ispirarono i tre fautori della famosa “Beffa delle teste di Modigliani”.
Immagino sappiate bene qual è questa beffa, ma la rispolvero, così per cronaca: la storia prende avvio quando la conservatrice del museo di Livorno, Vera Durbè, convince il Comune a dragare i Fossi medicei che attraversano il centro, poichè una leggenda vuole che nel 1909 Modigliani, in un momento di rabbia, avesse gettato tre teste appena scolpite.
E proprio in quel fosso vengono ritrovate due teste di marmo, e subito tutti a dire che sono opera del grande artista, che sono meravigliose e via discorrendo…peccato che di lì a pochi giorni (siamo nell’agosto 1984), si facciano avanti tre giovani livornesi, Pietro Luridiana, Michele Ghelarducci e Piefrancesco Ferrucci, affermando di essere loro gli esecutori materiali di una delle teste appena rinvenute, che dunque non sono affatto opera di Modigliani. Epperò, grandi esperti d’arte del calibro di Argan dicono che no, lo stile è chiaramente quello del Modigliani, che le teste sono sue, sine dubio…e ancor oggi vi è chi continua a dare per autentiche le teste, sebbene i tre falsari, invitati in tv, abbiano realizzato in diretta televisiva con un trapano e uno scalpello una testa pressochè uguale a quella rinvenuta…
Oggi parliamo di una nuova beffa, che prende avvio, appunto, grazie al genio di questo individuo. Bortolo Pitscheider.
Bortolo era un famoso artigiano del ferro battuto, attivo nel piccolo paese di Dambel nella Val di Non, in Trentino. Nel marzo 1870, Pitscheider realizzò una bellissima chiave in ferro battuto, lavorata finemente col cesello e arricchita di particolari segni grafici che dovevano sembrare lettere antiche, la trattò immergendola in un bagno di calce al fine di provocarne un invecchiamento del tutto artificiale, la grattò con la carta vetrata e infine se ne dimenticò.
Questa chiave venne portata alla luce quando, pochi anni più tardi, nelle fondamenta della casa di un suo vicino, lo stesso fabbro rinvenne una splendida chiave istoriata e decorata con simbologie che non stavano nè in cielo nè in terra.
Si tratta di simboli magici! sentenziò qualcuno; sono iscrizioni runiche! disse qualcun altro; no, sono formule rituali degli Etruschi! fu la sentenza di altri… fino a quando a Dambel non arrivarono frotte di archeologi e studiosi per esaminare più da vicino la misteriosa chiave, e tutti i dottori furono concordi nell’affermare che
la chiave, d’epoca Etrusca, è un chiaro esempio di formulario magico, e seguendo le iscrizioni apposte nella stessa, collocando la stessa chiave nella bocca del Mostro Primitivo, si apriranno le porte dell’Inferno.
Per rendere più verosimile la vicenda, gli stessi studiosi dissero che non era per nulla strano che la chiave fosse stata rinvenuta proprio lì dal Pitscheider, poichè la casa nella cui fondamenta era stata rinvenuta il prezioso manufatto, sorgeva esattamente nel luogo in cui un tempo si trovava il tempio dedicato a Saturno, dio venerato dagli Etruschi.
Fu allora che Bortolo Pitscheider non riuscì più a trattenersi, e svelò il mistero, affermando che non esisteva alcun Etrusco e che era stato lui, e nessun altro, a realizzare quella chiave, che non gli inferi apriva, bensì la porta del gabinetto di casa sua.
Potete immaginare come andò la vicenda…sommo imbarazzo da parte degli studiosi chiamati a datare la chiave, sommo imbarazzo e stupore da tutti…somma soddisfazione da parte di Bortolo Pitscheider…
E la chiave? era stata per qualche tempo esposta in qualche museo…poi se ne sono perse le tracce.
e le porte dell’inferno? dove si trova la porta dell’Inferno? nel prossimo post, la risposta 🙂
Molto carina questa storia. Quella delle teste di Modigliani la conoscevo, ma questa no! Bella figura da cioccolatai gli esperti!
Comunque Porta Inferi è dalla mie parti…
Dear Geneva (author), I’m the great grandson of Bortolo (Bartolo) Pitsceider. His youngest daughter Emilia Pitscheider came to the USA in 1909 and I am the son of Emilia’s daughter Gradys Ruth Kalstad.
I was in Dambel June 2014 and have a lot of information about my family and Bortolo. If interested please contact me.
I’m curious of your source of the “legend of the key”. Thank you, Daniel
(with respect for others this is intended for Geneva)
hello! I’m very pleased to host a nephew of Bortolo in my blog! I’m glad you liked my post, the story on the key created by your ancestor had been told in the course of an evening whom I had attended a few years ago during the summer holidays. There was talk of archaeological finds and the guide told the story of Bortolo, that I didn’t know. I revived and i’m very very glad you have appreciated it!
La porta dell’inferno è davvero quella del cesso: quando è chiusa perché occupato!! XD
Bell’articolo, ci vuol poco a fregar la gente^^
Moz-
😀 concordo
Ho letto “etrusco” e mi sono fiondato – la civiltà etrusca mi affascina, sarà che vivo a due passi da due delle più importanti città di origine etrusca nel Lazio.
Non conoscevo questa storia e l’ho trovata divertente, mentre conoscevo già quella dei falsi Modigliani perchè, per motivi ahimè anagrafici, l’ho vissuta in diretta, per così dire. Ricordo mio padre che fece gli stessi identici commenti: “Ma guarda questi saccentoni, che figura, fregati da tre giovanotti in vena di scherzi!”
sono contenta che questo post ti sia piaciuto, ne ho altre di cosette interessanti da raccontare, un po’ alla volta e tempo permettendo lo farò 🙂