MauerovaInizio subito assicurando che nessuno è stato ucciso, nel post che vi sto per presentare, ma è una storia così agghiacciante che, forse, sarebbe stato meglio che qualcuno fosse morto, non fosse altro per risparmiare alla vittima di tali atrocità altro dolore. Si tratta di una storia molto recente, avvenuta nel maggio 2007 a Brno, nella Repubblica Ceca, e appare ancora più incredibile che la gente “moderna” possa arrivare a tanto… ma mi limito a presentare i fatti, così come li conosciamo.

La polizia fece irruzione in una modesta casa alla periferia di Brno, arrestando Katerina Mauerova (34 anni), sua sorella Klara (30), Jan Turek (32), e Jan Skrla (25). Venne arrestata anche un’altra donna, non presente in quella casa, ma ugualmente coinvolta: Hana Basova (28 anni), fidanzata di Jan Skrla.

Ad accusarli, un vicino di casa, che aveva installato un baby monitor per controlare il suo neonato, e a causa di un’interferenza aveva captato il segnale di un altro baby monitor nelle vicinanze, che mostrava non un paffuto bambino che dormiva beato nella sua culla, ma un ragazzino di 8 anni, nudo e incatenato in una cantina. L’uomo aveva registrato le immagini e le aveva subito portate alla polizia, riuscendo fortunatamente a porre fine allo scempio.

Il caso Mauerova: violenza senza fine

I protagonisti della terribile vicenda sono, come abbiamo visto, cinque “esseri”, chè definirle persone non è proprio possibile.

  1. Klara e Katerina Mauerova. Sorelle, vivevano assieme nella casa lasciata loro dai genitori, morti da tempo. Klara era la madre di due bambini: Ondrej, 8 anni e Jakub, 10. La donna in gioventù aveva avuto diversi episodi di schizofrenia, ed era mentalmente disturbata. Le sue condizioni si aggravarono notevolmente dopo il matrimonio con uno squattrinato, che la lasciò dopo la nascita del secondo figlio. Le gravidanze minarono ancor più la salute, fisica e mentale, della donna. Katerina era la sorella maggiore, e si occupava di tutto, ma anche lei soffriva di vari disturbi mentali, ed era curata con ansiolitici. Spesso aveva violenti scatti d’ira, e cadeva in deliri pseudo religiosi. Aveva scoperto un movimento pseudo-religioso chiamato “il movimento del Graal”, che ebbe un ruolo di primo piano in tutta la vicenda.
  2. Barbora Skrlova. Era la più cara amica delle sorelle Mauerova; da anni le tre donne convivevano sotto lo stesso tetto, aiutandosi reciprocamente nei lavori domestici, nelle spese e nell’accudire i due bambini. Anche lei era mentalmente instabile, ma in più la sua condizione era aggravata da una patologia fisica: nonostante avesse quasi 34 anni il suo corpo ne dimostrava non più di 13, e anche nei comportamenti dimostrava l’età di un’adolescente capricciosa e viziata.
  3. Jan Skrla e Hana Basova. Coppia di fidanzati, operai, apparentemente normali. Quando conobbero Katerina Mauerova e il suo culto vi aderirono con entusiasmo, più per noia che per reale convinzione “religiosa”.

E ora passiamo ai fatti.
Barbora, come detto, aveva una forte influenza sulla mente di Klara e sin da quando conobbe la donna riuscì a manipolarne ogni aspetto della vita, dai più semplici, come scegliere i vestiti da indossare o cosa mangiare, agli assetti più complessi, primo fra tutti l’educazione dei due figli. Fu Barbora a convincere lei e Katerina a unirsi al movimento religioso “Il movimento del Graal”, che a suo dire poteva aiutare le due donne a uscire dallo status di “rifiutate” cui la società le aveva relegate.

“Il movimento del Graal” sosteneva la totale libertà dell’individuo, che doveva poter vivere privo di ogni tabù sociale: le regole imposte dalla società erano errate dal loro stesso principio, perchè esisteva il libero arbitrio e ogni essere umano aveva la facoltà di vivere secondo la modalità che più gradiva. Nello specifico, Barbora aveva spiegato a Klara che i suoi stessi figli, pur essendo frutto sul suo stesso grembo e quindi essendo stati creati simili alla madre, purtroppo avevano assorbito parte del marito, e avendo il marito abbandonato Klara dopo la nascita del secondo figlio, in un atto di pura malvagità, ne conseguiva che anche i bambini avevano assorbito la stessa malvagità del padre, ed erano essi stessi malvagi, e infedeli, e destinati in futuro ad abbandonarla.

In realtà, Barbora parlò in questo modo a Klara perchè era profondamente gelosa della donna, e detestava i due figli di Klara: odiava l’attaccamento dei bambini nei confronti della madre, odiava il modo in cui i piccoli la amavano, e odiava il naturale legame madre-figlio. La sua costituzione fisica, in più, non le avrebbe mai permesso di generare figli, e il disturbo di bipolarità cui soffriva faceva allontanare in fretta ogni pretendente che pur le si avvicinava, rendendola di fatto impossibilitata ad avere figli e a sviluppare un legame così forte. Poco alla volta, Barbora parlò e convinse Klara che i figli fossero perfidi e crudeli e che meritassero punizioni esemplari, perchè solo in quel modo sarebbe stato punito, indirettamente, anche lo spirito del padre che aveva osato abbandonarla.

Il caso Mauerova: inizio dell’incubo

Nel settembre del 2006 Klara era a casa da sola. Ormai convinta della veridicità delle affermazioni di Barbora, trascinò i suoi bambini nella cantina di casa e li incatenò al muro. Quindi, per far espiare ai bambini le loro colpe, iniziò a frustarli con la cintura dei pantaloni. Quando Katerina tornò a casa, udì le urla dei bambini provenire dalla cantina, e vi entrò, ma anzichè correre a liberare i bambini, trovò la cosa divertente, e suggerì alla sorella di punire pure i nipoti, ma di alternare le sessioni di tortura con periodi di riposo, per non sciupare troppo i ragazzini.

Ogni giorno Klara, aiutata dalla zia Katerina e dalla stessa Barbora, torturava brutalmente Ondrej e Jakub, immergendo le loro teste in tinozze piene d’acqua gelida, dove venivano tenuti fin quasi all’annegamento. E poi era un crescendo di calci, pugni, frustate e perfino abusi sessuali: la loro natura maschile, secondo Barbora, incarnava la malvagità del padre e per questo mitivo i due bambini dovevano essere puniti con frustate e calci nei genitali, con i quali dovevano espiare il dolore e le sofferenze che l’uomo aveva inferto alla madre.

E i due bambini, sorprendentemente, sopportavano le sevizie senza mai fiatare, perchè convinti, in cuor loro, che tutto fosse fatto per il loro bene e che la madre avesse bisogno delle loro sofferenze per tornare buona come era prima. Avevano notato, infatti, che la donna, dopo ore di torture, slegava i bambini dalle loro catene e li cullava e accarezzava, piangendo e domandando loro perdono per le sofferenze che faceva loro subire.

Purtroppo, però, le cose andarono peggiorando quando Katerina e Klara iniziarono a parlare di quanto avveniva con altre persone. In particolare, Jan Turek, che era il fidanzato dell’epoca di Klara, interessato e appassionato di esoterismo, convinse le donne che i bambini dovessero subire una serie di rituali appositi, con cui far loro capire che la vita era solo dura e fatta di sofferenze. Le punizioni non dovevano essere inflitte per espiare la colpa dell’ex marito di Klara, ma per espiare le loro stesse colpe, passate e soprattutto future: solo soffrendo in anticipo avrebbero infatti ottenuto la salvezza, e così Klara iniziò a torturare i figli per prepararli alla gioia eterna.

Nella sua mente contorta si fecero strada una serie impressionanti di colpe future: in futuro Ondrej e Jakub avrebbero sicuramente marinato la scuola, rotto un vetro giocando a pallone, rubato un dolciume, tornati a casa ubriachi, scommesso alle corse clandestine, avrebbero avuto rapporti con prostitute e si sarebbero forse drogati… e per questo andavano puniti subito.

Calci, pugni, bastonate, frustate…e poi sigarette spente sui corpi… ben presto i piccoli ebbero il corpo quasi interamente coperto da cicatrici e bruciature, ma non ne fecero mai parola con nessuno. Erano bravissimi a tenere la bocca chiusa, anche a scuola, tanto che nessuno degli insegnanti si accorse mai di nulla. Poi un giorno, per paura forse che i bambini parlassero con le maestre, la madre decise di togliere i bambini da scuola, dicendo alla preside che si sarebbero presto trasferiti.

Un giorno di novembre Klara raggiunse l’apice della follia: iniziò a tagliare parti del corpo di Ondrej, estraendo pezzi di carne dal costato e dalla schiena, obbligando il fratello maggiore Jakub non solo a guardare (cosa che procurò ai due bambini un danno psicologico irreversibile), ma anche a cibarsi della carne del fratello. Klara iniziò a provar gusto a far quel che faceva, e ogni giorno sezionava piccole parti del corpo del figlio, le mangiava, e le dava da mangiare ai suoi bambini…

Poi, non contenta, decise di rendere partecipi del rituale anche gli altri adulti presenti in casa, la sorella, Barbora, Jan e anche una giovane coppia, Jan Skrla e Hana Basova che nel frattempo si era aggiunta al quartetto di folli. Così comprò due baby monitor, ne pose uno in cantina e uno in cucina, da dove tutti avrebbero potuto godersi lo spettacolo delle sevizie…

La cosa andò avanti per sei mesi, e probabilmente i due bambini sarebbero morti, se non fosse stato per il vicino di casa delle Mauerova, che aveva anche lui acquistato un baby monitor per tener sotto controllo il figlioletto appena nato.

Il caso Mauerova: finalmente una fine

Gli apparecchi interferirono l’uno con l’altro, e il vicino di casa, che stava osservando il neonato dormire tranquillo nella sua culla, vide sovrapporsi alle immagini del neonato quelle, sgranate, di qualcosa che si contorceva sul pavimento di quella che pareva una cantina. Mettendo a fuoco meglio l’immagine, il vicino inorridì nel vedere un ragazzino che giaceva nudo per terra, in mezzo a sangue ed escrementi, mentre si contorceva in preda al dolore, causato sicuramente dalle orrende ferite che si intrevedevano sul suo corpo.

L’uomo ebbe la prontezza di registrare quelle immagini, quindi chiamò la polizia che si precipitò subito a casa Mauerova, ponendo finalmente un termine all’incubo per i due bambini.

Ondrej e Jakub vennero liberati dalla cantina, e affidati alle cure dei sanitari, che inorridirono nel vedere che al corpo del più piccolo mancavano dei pezzi di carne…

Davanti ai poliziotti, poi, si presentò anche una bambina, che stringeva tra le mani un orsacchiotto di peluche. Era Barbora, che come abbiamo visto dimostrava molti meno anni di quelli che aveva, e passava benissimo per un’adolescente… e con quel travestimento riuscì a ingannare i poliziotti, fingendosi una vittima delle sorelle Mauerova. Barbora venne condotta all’orfanotrofio locale, nell’attesa che le indagini stabilissero il da farsi…ma poche ore dopo essere giunta all’orfanotrofio, la donna era già in fuga. Venne ritrovata alcune settimane più tardi,  in Norvegia: si era presentata a casa di una famiglia, spacciandosi per un orfano di 13 anni, di nome Adam, ed era stato subito accolto. Ma la famiglia norvegese, fortunatamente, aveva visto in tv un programma in cui veniva mostrato il suo identikit,  e in cui venivano dettagliatamente spiegate tutte le atrocità che aveva commesso assieme alle sorelle Mauerova… E anche Barbora venne assicurata alla giustizia.

Klara e la sorella Katerina furono arrestate e confessarono le torture terribili che avevano somministrato ai bambini. Dichiararono di essere state manipolate mentalmente da Barbora, che aveva fatto loro una sorta di lavaggio del cervello.

Il 23 ottobre 2008 venne messa la parola fine al proceso che vide imputato il gruppo di mostri, ma nonostante l’orrore che aveva suscitato il racconto delle violenze portate a termine da Klara e Katerina Mauerova, Klara venne condannata a soli 9 anni di reclusione e Katerina a 10, perchè entrambe vennero riconosciute parzialmente incapaci di intendere e volere.

Più eclatante il caso di Barbora Skrlova, che nonostante ebbe una parte fondamentale nell’ideazione delle torture e nonostante la fuga e il depistaggio, venne ritenuta elemento marginale nelle torture e venne condannata a soli 5 anni di galera…ma si racconta che le detenute del carcere femminile in cui venne rinchiusa fecero ugualmente giustizia, a modo loro, picchiando e seviziando Barbora con uno sgabello…

Hana Basova e il fidanzato Jan Skrla sono stati condannati a sette anni ciascuno, in quanto avrebbero incitato gli altri a compiere gli abusi sui bambini e perchè in casa loro vennero trovati diversi scatti che riproducevano le sevizie subite dai piccoli.

Jan Turek venne condannato a cinque anni di reclusione, accusato di complicità negli abusi, con un ruolo marginale.

e le due vittime delle violenze? Ondrej e Jakub sono stati affidati a una famiglia, cambiando nome e tentando di ricostruirsi una vita…

Una domanda mi sorge spontanea, al termine di questa vicenda: si può chiamare giustizia quella che è stata fatta?

 

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2 pensiero su “Follie: l’inquietante famiglia Mauerova”
  1. Una storia agghiacciante! !! Non si può non pensare alle terribili ferite inflitte ai corpi ed alle anime dei bambini. Orrore puro. …

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