Torniamo a parlare di macchine maledette. Degna compagna di Little bastard, la macchina che provocò la morte di James Dean, ecco che compare negli annali delle macchine infermali la Dodge 330 del 1964, in una versione meglio conosciuta come la GoldenEagle.
Partiamo dagli inizi, di quella che è a tutti gli effetti una storia curiosa. Nel 1983, Stephen King scrisse il romanzo Christine – la macchina infernale, da cui John Carpenter trasse un film con lo stesso titolo, che uscì lo stesso anno. In entrambi i casi la “protagonista” è una macchina, una Plymouth Fury del 1958, soprannominata appunto Christine. Il suo proprietario è un anziano, che decide di venderla in quanto non più in grado di guidarla. E dopo averla venduta, la macchina, esattamente come Herbie di Un maggiolino tutto matto e la fortunata serie di film che hanno a protagonista il maggiolino bianco n.53, sembra dotata di volontà propria. Ma mentre Herbie è una macchina buona e comprensiva, Christine sviluppa un’indole maligna che la porta in breve tempo a provocare diversi incidenti mortali.
Una semplice finzione letteraria? Forse, ma sembra che Christine, in realtà, sia esistita veramente.
Dodge 330, una macchina “problematica”
La nostra storia parte dunque dagli Stati Uniti, quando nel 1964 venne prodotta una vettura, la Dodge 330, realizzata in edizione limitata di 5.000 esemplari. Era una macchina molto particolare e molto rara, anche perché in caso di incidente, era impossibile trovare i pezzi di ricambio. Inizialmente venne utilizzata come vettura di servizio dalla polizia di Old Orchard Beach, che ne comprò svariati esemplari, per poi scoprire che la macchina aveva diversi difetti di fabbricazione, sia nella meccanica e nel funzionamento che nella carrozzeria, il che la rendeva una vettura “problematica” e poco alla volta venne ritirata dal mercato.
Delle macchine rimaste in circolazione, molte sparirono dopo aver fatto un incidente, perchè i pezzi di ricambio non si trovavano ed era quindi impossibile ripararle. Alla fine rimasero in circolazione pochissime vetture, e una di quelle era appunto quella che Stephen King rese protagonista del suo romanzo.
Quella di Christine, a dir la verità, è più simile a una leggenda metropolitana che altro, anche perché nonostante si dice che la macchina si sia resa responsabile di oltre 70 incidenti e di un numero di morti tra i 19 e i 32, non esistono giornali che riportino chiaramente i dettagli degli incidenti causati dalla Dodge.
Anche perché in verità le Dodge “infernali” sembrano essere state tre e non una soltanto: furono infatti tre le auto che vennero assegnate a tre agenti diversi, che le guidarono per circa due anni, prima che, di fronte a quanto accaduto, giungesse dall’alto l’ordine di disfarsi della vettura e passare ad automobili più sicure.
Dodge330
Ma quali furono i problemi maggior che affliggevano le Dodge? Gli agenti che la guidarono furono unanimi nel segnalare variazioni autonome di velocità, difficoltà nel controllo quando si affrontavano le curve, sbandamenti incontrollati, cinture di sicurezza che si sganciavano da sole e gli sportelli che, in marcia, si aprivano da soli.
Era una situazione decisamente complicata, che metteva a repentaglio la stessa incolumità di chi la guidava, e per questo solamente poliziotti esperti erano abilitati a guidare la Dodge. Tuttavia, i tre poliziotti vennero incriminati per aver provocato incidenti mortali, in cui persero la vita soprattutto animali domestici o selvatici. La leggenda riferisce che diverse persone siano morte, investite dalla Dodge, e che anche gli stessi poliziotti siano morti in seguito a incidenti mortali… tuttavia, nessuna fonte riferì di incidenti mortali occorsi a persone durante il periodo di attività delle tre Dodge incriminate, e soprattutto, non corrisponde a verità il fatto che i tre poliziotti siano morti a bordo delle loro vetture.
Gli omicidi della “macchina infernale” iniziarono a essere registrati nel momento in cui le Dodge vennero vendute ai privati, e quando chi iniziò a guidarle lo fece senza tener conto dei difetti che le macchine avevano, e dei quali i compratori erano stati comunque correttamente avvisati. La grande inesperienza alla guida delle persone che vollero comprare le Dodge fece il resto.
Ma arriviamo finalmente a parlare della Dodge al centro del nostro post. Tra le 3 Dodge esistenti, un esemplare venne comprato da un commerciante, che la dipinse tutta d’oro e la chiamò Golden Eagle.
La GoldenEagle, una macchina infernale
A questo punto, il confine tra storia reale e leggenda diventa estremamente labile, e la sola fonte in nostro possesso sono le testimonianze di chi viveva a Old Orchard Beach.
Secondo la leggenda, il commerciante, dopo aver effettivamente tentato di guidarla, non riuscendovi in quanto la macchina manifestava chiaramente i problemi di guida che già in passato erano stati segnalati, l’abbia venduta a un meccanico collezionista, che imputando i problemi di malfunzionamento a difetti di costruzione, smontò motore e circuiti e rimontò il tutto.
Ma, nonostante gli interventi, le cose andarono peggio di quanto avevano fatto finora. Ogni giorno nel cortile dell’officina, venivano trovati morti cani, gatti, scoiattoli e uccelli, tutti periti inspiegabilmente. Si pensò però a un avvelenamento in massa, e più di tanto non venne fatto caso all’accaduto.
Un’altra volta, senza che nessuno la toccasse, alla Golden Eagle si sganciò il freno a mano e la macchina scivolò lungo vialetto, travolgendo e uccidendo una bambina che giocava in bicicletta; un’altra volta, il figlio di un vicino di casa del meccanico, che giocava a nascondino, decise di nascondersi nel bagagliaio dell’auto. Il nascondiglio era decisamente perfetto, tanto che il bambino venne ritrovato il mattino successivo. La cosa più inquietante è che il bambino urlava disperato, chiuso nel bagagliaio, ma nessuno lo sentiva, e venne liberato solo perché il meccanico aprì il bagagliaio per mettervi dentro degli oggetti.
Un altro caso fu quello che riguardò un vicino del meccanico, che soffriva di cuore. L’uomo volle sedersi a bordo della vettura, per provarla, ma uscendo dalla macchina ricevette una forte scossa che gli mandò in tilt il pacemaker, rischiando di ucciderlo.
Il meccanico, ben a conoscenza delle dicerie che circolavano sulla sua auto, la prestò a un amico, noto per essere molto spericolato alla guida, e poche settimane dopo perse il controllo della GoldenEagle e investì una famiglia intera, provocando la morte di tre persone. Il peso di questo fatto fu troppo difficile da sopportare, e l’uomo si suicidò nel suo garage con i fumi dell’auto.
Se consideriamo la storia degli incidenti causati dalla GoldenEagle, che furono diverse decine, possiamo però ipotizzare che non tutti gli incidenti siano stati causati da una sola vettura, ma da tutte e tre le Dodge in circolazione. Poi, negli anni ’80, iniziarono a circolare storie sempre più raccapriccianti, e si racconta che alla fine alcune persone del paese, stanche di sentir parlare delle morti della Golden Eagle, abbiano provato a scassinarla e incendiarla, ma senza successo; ma la Golden Eagle trovò il modo per “vendicarsi” e tutti gli “attentatori” morirono in incidenti misteriosi, uno fulminato e uno decapitato dopo l’impatto con un camion.
E arriviamo ai giorni nostri: la Dodge venne acquistata da un uomo, Wendy Allen, che afferma di come la macchina sia sensibile alle emozioni di chi la avvicini, e così tutti quelli che hanno tentato di distruggere la GoldenEagle hanno avuto strani incidenti e alcuni sono morti poco dopo.
Nel 2007 avvenne l’ultimo incidente: un ragazzino che aveva sentito parlare della maledizione della Golden Eagle, desideroso di liberarsi una volta per tutte della vettura, considerandolo come “missione”, dopo aver inutilmente tentato di rubare l’automobile, in un raptus di follia finì per uccidere l’intera sua famiglia e bruciò la sua casa.
Ci sono altri elementi che riguardano la possibilità che la GoldenEagle sia considerata una macchina infernale, ma paiono essere più storie leggendarie che reali…attualmente la Golden Eagle ha un proprietario che la tiene ferma in giardino, e si spera che rimanga lì ancora per molto, molto, molto tempo.