Una delle domande che ci poniamo più spesso nel corso della nostra vita è “dove andiamo dopo che moriamo?”.
Tuttavia, mentre ancor oggi nessuno è in grado di rispondere a queste domande, e lasciamo perdere chi crede in una vita dopo la morte, nella reincarnazione, nel limbo, nel Paradiso e storie di questo genere, in realtà la sola cosa di cui possiamo essere certi è cosa succede quando moriamo. Uno dei musei più spaventosi al mondo, secondo forse al museo dell’occulto di Ed e Lorraine Warren, è forse il Museo della Morte, fondato nel 1995 e situato in un edificio di San Diego che in origine era uno dei primi mortuari della città, appartenuto a Wyatt Earp. In origine, il museo della morte era un’evoluzione della controversa galleria d’arte Rita Dean, ma quando l’argomento morte divenne popolare e ricercato, vista la mole di persone che venivano a visitare la collezione, il Museo si trasferì a Hollywood, in California e poi a New Orleans, in Louisiana, arrivando a ospitare la più grande collezione al mondo di opere d’arte di serial killer, antichi strumenti funebri, strumenti mortuari e di coroner, oltre che cimeli della famiglia Manson, fotografie di scene del crimine e molto altro.

Ogni cimelio all’interno del museo è del tutto unico, in quanto il museo non presenta repliche o duplicati di reperti o artefatti. Per aggiungere macabro al macabro, i proprietari della galleria hanno tenuto la prima mostra d’arte con lavori realizzati interamente da persone detenute nel braccio della morte della California, a cui hanno fatto seguito uno spettacolo con opere d’arte di serial killer di tutto il paese. Vedendo che c’era un genuino interesse per questi argomenti, sommato a una scarsa sensibilità nell’educazione sul tema della morte in America, JD Healy e Cathee Shultz decisero di riempire questo vuoto e fecero della morte il lavoro della loro vita. Così nacque, pezzo dopo pezzo, il museo della morte, che contiene davvero di tutto.

museo della morte
Testa del serial killer francese Henri Désiré Landru (Wikimedia Commons)
Poco dopo l’apertura, il museo si è trasferito nella sua attuale posizione su Hollywood Boulevard, con il suo iconico cancello anteriore decorato con un teschio gigante e rose in fiore.
Il luogo non è stato scelto a caso: in origine, l’edificio che occupa adesso il museo ospitava uno studio di registrazione, molto famoso tra i locali: basti pensare che tra i suoi “clienti” annoverava i Pink Floyd.
Ma perché è stato scelto questo posto per ospitare il museo? Certo non perché vi sia morto qualcuno dentro (e forse il Bobby Mackey’s sarebbe stato più appropriato!), ma perchè i pannelli fonoassorbenti usati per smorzare il suono nello studio di registrazione sono rimasti intatti in molte delle pareti, il che ha contribuito a mantenere un silenzio sufficientemente funereo al museo stesso.

Oltre alla vasta collezione di memorabilia appartenenti a serial killer e ad artefatti unici nel loro genere, il Museo della morte si è espanso per ospitare cimeli e oggetti d’arte, in cui l’arte è tutto ciò che è relativo alla morte in tutte le sue forme.
Si possono trovare oggetti macabri, come la testa ghigliottinata di Henri Landru, serial killer noto come il Barbablù di Parigi, ma anche i famosi sacchi neri usati dai coroner, bare, strumenti per autopsie, e oltre 20 raccoglitori di foto che ritraggono…morti.

Forse la sezione più inquietante è quella dedicata alle foto di alcune famose scene del crimine, e basta citare la presenza, tra le altre, delle foto originali della scena del crimine di Charles Manson o quelle che ritraggono gli omicidi noti come il caso della Black Dahlia.

La sede di Los Angeles è caratterizzata da una serie di fotografie che riproducono i suicidi promossi dalla setta nota come Heaven’s Gate, purtroppo conosciuto come il più grande suicidio di massa mai commesso sul suolo americano. Il 26 marzo 1997, in una villa del quartiere di Rancho Santa Fe, nei pressi di San Diego, la polizia rinvenne i cadaveri di 39 persone, 21 donne e 18 uomini, tutti con un’età tra i 26 e i 72 anni. Appartenevano alla setta ufologica nota come “Heaven’s Gate”, fondata negli anni ’70 con il nome di “The Two” da Herff Marshall Applewhite e Bonnie Nettles. Uomini e donne che, approfittando del passaggio della cometa Hale Bopp, avevano scelto di suicidarsi così da trasportare la propria anima sulla cometa che passava vicino al pianeta terra. Applewhite avvelenò con arsenico e vodka i suoi seguaci convincendoli a seguirlo nella sua ascensione sulla cometa. Gli adepti, coperti  da un sudario viola, erano stati rinvenuti cadaveri su dei letti a castello, con indosso la “divisa” del suicidio, che consisteva in pantaloni neri, un sudario viola a coprire il volto e delle scarpe Nike, che dopo la scoperta del suicidio di massa vennero tolte immediatamente dal mercato, per evitare ogni ricordo dell’accaduto.
Ebbene, nel museo della Morte sono presenti sia i letti dove i corpi vennero rinvenuti, sia proprio l’abbigliamento con cui vestivano i cadaveri. Ciò che è più inquietante è che questi oggetti sono disposti sul letto, praticamente come sono stati trovati i corpi.

Oggi, il Museum of Death ha una collezione che è troppo ampia per essere mostrata tutta insieme, e sta crescendo continuamente, anche grazie ai privati che ogni giorno contattano il museo per vendere o donare oggetti. Nel giugno del 2014, hanno aperto una seconda location, il Musée de Mort Orleans, a New Orleans, e questo museo, tra i suoi cimeli, annovera uno degli ultimi dipinti a olio realizzati dal famoso “suicide doctor” Jack Kevorkian, e soprattutto la Thanatron, la macchina per il suicidio assistito da lui inventata.

Qualche nota tecnica: il Museo della morte è aperto sette giorni su sette (ma la sede di New Orleans è chiusa il martedì) e l’ingresso costa 15 dollari. Esiste la possibilità di fare un tour auto guidato che richiede circa un’ora, ma ci si può tranquillamente destreggiare tra le varie esposizioni o guardando film che includono filmati di autopsie, il video di reclutamento di Heaven’s Gate e il famigerato film Traces of Death, film del 1993 che contiene filmati reali che raffigurano morte e lesioni, e raggruppa anche filmati di pubblico dominio tratti da altri film.

Avvertenza ai deboli di cuore: tutti sono i benvenuti al Museo della Morte, ma i proprietari sottolineano che probabilmente la sua visita dovrebbe essere riservata a un pubblico adulto, in quanto si presume sia adeguatamente preparato a quel che andrà a vedere.
Ciononostante, ci sono stati molti casi di svenimenti tra i visitatori, che evidentemente non riescono a reggere troppo a lungo una tematica del genere.

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