Oggi tocchiamo un traguardo per me importante. Questo che state leggendo è il 777esimo post di Pensierospensierato… il 7 è un numero che ha diversi significati, per me ne ha alcuni di molto personali che non vi rivelerò, ma ho pensato a cosa scrivere per celebrare questo traguardo… e ho deciso di partire raccontandovi un po’ di me.
Nel cortile dell’asilo che frequentavo da piccola c’era un albero immenso, un pioppo nero così alto e col tronco così grosso che per noi bambini era quasi un obbligo cercare di abbracciarlo, posando la guancia sulla sua corteccia rugosa, tenendoci tutti per mano a tentare di stringerlo. Servivano almeno venti bambini per riuscire a chiudere il cerchio, ed era una gioia immensa per noi riuscire ad abbracciarlo.
Poi ci mettevamo a osservarlo, il naso all’insù, e cercavamo di scrutare tra i suoi rami se si vedeva ancora “l’ufo”, che altro non era che un aquilone giallo e blu rimasto impigliato tra i rami del pioppo, ma che nelle fervide menti di noi piccoletti suggeriva chissà quali storie… le maestre avevano cosparso la corteccia di quell’albero con dei brillantini, e noi bimbi ci fermavamo, stupefatti, a vedere quel tronco nodoso brillare… perchè per noi non era solo un albero, era l’albero che per la sua maestosità (era il più alto di tutto l’asilo, se non del paese intero) avevamo battezzato “albero del diavolo”.
Poi, una tromba d’aria che ha colpito il paese nel 1986 lo ha fatto crollare, e ricordo ancora lo sgomento di noi, ormai ex alunni di quell’asilo, nell’aver saputo dagli anziani del paese che “era crollato l’albero grande”. Ci trovammo lì, in ossequioso silenzio, a osservare il gigante che giaceva a terra, rovesciato, crollato sotto il peso delle sue stesse fronde, con le radici all’insù, radici enormi e nodose ma che non erano servite a tenerlo ancorato al suolo.
Con il suo crollo, era crollata anche una parte della mia infanzia…
Giorni fa cercavo informazioni su internet per vedere se esistono da qualche parte degli “alberi del diavolo”, e la mia attenzione è stata attirata da un luogo molto particolare, nel distretto di Bernards, New Jersey, dove si trova un campo con l’erba che cresce disordinata e, al centro di quel campo, una quercia di 200 anni che allunga i suoi rami verso il cielo, rami che ricordano le dita dei morti. Si chiama Albero del diavolo, e la gente del luogo crede che quel campo, e il suo albero, siano un vera e propria porta per l’inferno. Numerosi racconti circondano l’albero e il suo presunto potere oscuro. Una delle storie più diffuse riguarda un contadino dei primi anni del 1900.
A quel tempo, il terreno su cui sorge l’albero veniva utilizzato per coltivare piante da frutto, anche se per qualche strana ragione gli alberi producevano poco o niente… si pensava che il motivo fosse imputabile a un non meglio precisato cimitero indiano che si sarebbe trovato in quel luogo, anche se non ci sono prove certe della sua esistenza. Tuttavia, una stagione particolarmente difficile, in cui periodi di grande siccità si alternarono a periodi estremamente piovosi, fece sì che il contadino vide perso tutto il raccolto di un anno.
Cadde in uno stato di profonda depressione, non vedendo più alcuna possibilità per sfamare la sua famiglia… e un giorno, inspiegabilmente, chiese alla sua famiglia di unirsi a lui per un picnic sotto l’albero, e mentre i familiari mangiavano li uccise tutti a colpi d’ascia, per poi impiccarsi ai rami della quaercia. Ci vollero ore perchè il cadavere dell’uomo venisse notato, e quando la gente arrivò sul posto, uno spettacolo davvero orribile apparve ai loro occhi. L’intera famigliola venne sepolta ai piedi della quercia che aveva assistito al loro massacro, e da allora, secondo la leggenda, sembra che tra i rami della grande quercia si possa vedere l’ombra di un morto impiccato.
Un’altra spiegazione dell’appellativo affibbiato all’albero coinvolge addirittura il Ku Klux Klan: negli anni ’20, alcune zone del New Jersey erano focolai di attività del KKK. I cittadini di Bernards che si opponevano al sempre maggior dilagante potere del KKK venivano catturati e giustiziati, mediante impiccagione, proprio ai rami della grande quercia, divenendo così monito per le generazioni future. Il ramo più a sinistra, quello che pende più in basso, è il ramo in cui avvenivano le impiccagioni. Le foto qui riprodotte sono rare testimonianze di come appariva fino al 2007, quando questo ramo, per scongiurare macabre messinscene, è stato tagliato (lo vedete nell’ultima foto, che rappresenta l’albero com’è adesso).
Molta gente infatti si recava al campo per toccare, fotografare, incidere sul ramo il nome di una persona alla quale volevano particolarmente male, sperando che il diavolo intervenisse e facesse capitare qualcosa di brutto alla persona il cui nome era stato inciso… come se non bastasse, per ricreare la scena dell’impiccagione del KKK, e alimentare la tradizione locale, molte volte sono stati appesi dei manichini al ramo, creando una scena decisamente molto inquietante per il passante, soprattutto in coloro che conoscevano le storie.
Del resto, la storia dell’albero del diavolo ha varcato i confini del New Jersey, e col tempo molta gente si è avvicinata a quell’albero per vederlo meglio, perchè sembrerebbe, stando alla leggenda, che il suo tronco sia completamente segnato da lunghi solchi, prodotti proprio dal diavolo, che avrebbe lasciato così il suo “marchio” sulla corteccia. Molta gente avrebbero tentato di avvicinarsi per vederlo meglio, e nel farlo hanno sempre riferito di aver provato la sensazione di sentirsi osservati…
Le voci suggeriscono che un misterioso uomo di nome “Old Nick” si aggiri lungo il perimetro del campo, monitorando l’attività dei visitatori a bordo del suo pickup nero. Le persone credono che questo veicolo sia guidato da un demone o forse dal diavolo stesso. Il pickup appare dal nulla, inseguendo coloro che osano aggredire l’albero, fuori dal campo e lungo la strada, prima di sparire per aspettare il prossimo gruppo di persone coraggiose (o folli).
Non che l’albero del diavolo abbia bisogno di molta protezione. Secondo quanto riferito, la vecchia quercia è calda al tatto, e in inverno i residenti giurano che la neve non si ammassa alla sua base, perchè si scioglie subito…
Altra leggenda che circola sulla vecchia quercia è che sia impossibile da distruggere. Molti hanno tentato di abbatterla, a colpi di accetta, come testimoniano i tagli che riporta la sua corteccia, ma la vecchia quercia ha sempre resistito. L’albero è stato bruciato, graffiato e gli sono stati strappati pezzi di corteccia, senza che l’albero del diavolo ne risentisse minimamente… ma tali attacchi, vili e senza senso, hanno portato alla municipalità di Bernards a proteggere la vecchia quercia avvolgendovi attorno alla base una recinzione per scoraggiare potenziali aspiranti vandali.
Tutte queste leggende hanno indotto le persone ad evitare completamente l’Albero del Diavolo, mentre altri si dilettano nel deridere le forze oscure che si dice abitino la zona. La gente del posto crede che chiunque “metta alla prova” il potere oscuro dell’Albero del Diavolo andrà incontro a una fine prematura.
Il comune di Bernards una volta aveva anche pianificato di sfruttare il terreno su cui sorge l’albero, abbattendolo e trasformandolo in unità residenziali… Ben presto però abbandonarono questa decisione, scegliendo invece di proteggere l’albero e la proprietà circostante.
Oggi un cartello identifica il campo come un parco pubblico che chiude mezz’ora dopo il tramonto. I curiosi non mancano: molti hanno continuato a frequentare il campo, nella speranza di incontrare il diavolo in persona…ma spesso ciò che si sono trovati davanti sono solo i fantasmi inquieti del passato.