Se vi dicessi “bambola maledetta”, a cosa pensereste? Immagino che la mente di tutti correrebbe alla famigerata Annabelle, protagonista indiscussa di due film; oppure potreste citarmi Chucky, o ancora il bambolotto Robert che vuole che la gente gli chieda il permesso per scattargli foto, pena terribili incidenti… O ancora mi potreste citare le tante inquietanti bambole che hanno dato il nome addirittura a un’isola, L’isola delle bambole, appunto… Ma se vi nominassi Mandy, sapreste che stiamo parlando di una bambola che, in confronto, farebbe sembrare Annabelle un agnellino?
Una strana bambola
La storia di Mandy ebbe inizio quando il curatore del Quesnel&District Museum ricevette un pacco, contenente un oggetto che sarebbe dovuto confluire nell’archivio del museo. Davanti ai suoi occhi, una bambola antica, vecchia di almeno 90 anni. La donna che l’aveva portata al museo per affidarla al curatore disse che era una bambola speciale: stava letteralmente invecchiando, era fragile e per preservarla dalle attenzioni di sua figlia voleva trovasse adeguato riparo al Museo. La bambola, di nome Mandy, era appartenuta alla nonna della donna, ma piuttosto che essere triste per doversene separare, la donna sembrava ansiosa di liberarsene.
Il curatore prese tra le mani la bambola e si sentì immediatamente a disagio. Aveva la sensazione che la bambola avesse un aspetto incredibilmente inquietante. I suoi vestiti erano piuttosto vecchi e sbiaditi, le parti morbide e imbottite del suo corpo erano strappate in alcuni punti, ma la cosa più inquietante era il volto della bambola, che era dipinto in modo così realistico da sembrare vero.
Aveva gli occhi di vetro, ma la fronte era incrinata, facendo sì che l’occhio sporgesse leggermente, come se stesse osservando attentamente gli astanti.
Una bambola infestata
Ciò accadde ogni volta che Mandy veniva lasciata in una stanza da sola durante la notte. Il curatore del museo paragonò il disordine che puntualmente trovavano a ciò che accadrebbe se un bambino avesse fatto i capricci in una stanza. E più di qualcuno iniziò a chiedersi se quel caos non fosse davvero opera di Mandy, che manifestava in questo modo il suo disagio per essere lasciata sola e in una squallida busta di plastica.
Ma non era tutto: da quando Mandy era arrivata al Museo, si erano verificati altri strani avvenimenti: cibi che sparivano dai frigoriferi e venivano poi trovati, marciti, in qualche cassetto; oggetti che sparivano e ricomparivano; suoni di passi in corridoi deserti.
Quando i lavori su Mandy terminarono, la bambola fu finalmente esposta all’interno del museo, all’interno di una teca di vetro per proteggerla, e posizionata in un punto strategico: sarebbe stata la prima cosa che i visitatori avrebbero visto una volta entrati nel museo.
Eppure i visitatori si sentivano molto a disagio quando guardavano la bambola, sembrava quasi esserci qualcosa di sbagliato in essa. Qualcuno tentò anche si scattare foto a Mandy, per poi scoprire che o le fotografie erano misteriosamente scomparse, o erano sfocate o presentavano strane anomalie di luce.
Con il passare del tempo, si arrivò al punto che il disagio avvertito dai visitatori divenne così forte che la vetrinetta di Mandy venne spostata in luogo più appartato, all’interno del museo, e la gente disse di non provare più quella sensazione di disagio, quanto piuttosto di tristezza. Una medium, che aveva fatto visita più volte al museo ed era rimasto particolarmente colpito da Mandy, chiese al curatore di poter tenere la bambola con sè per qualche giorno, per studiarla.
“Leggendo” la bambola, la sensitiva avvertiva il dolore provocato da molti abusi… ma non era la bambola a soffrire, quanto piuttosto lo spirito che la abitava.
Da dove proveniva davvero Mandy? A chi era appartenuta? Era davvero della nonna della donna che la consegnò al Museo?
Origini di Mandy
E questo si era verificato più e più volte.