Dopo tante storie estere, torniamo in Italia, in Piemonte, per parlare delle incredibili vicende che riguardano una delle ville più belle di questa Regione, purtroppo ormai ridotta a un rudere. Una villa con un passato un po’ oscuro, e con un presente ancora più macabro. Qualcosa di simile a Villa Melano di Rivoli?
Lo scoprirete presto, perché questa è la storia di Villa Moglia, Chieri.
Nei primi anni del 1600 arrivò a Chieri un uomo, Ercole Turinetti, originario di Poirino. Turinetti era un semplice maestro di grammatica, che fece la sua fortuna non con l’insegnamento, bensì con le sue doti amatorie, riuscendo infatti a conquistare il cuore, e il portafogli, di Maria Garagno, più vecchia di lui di qualche anno ma decisamente facoltosa. Turinetti decise di comprare un terreno a Chiari, un appezzamento di circa 30mila metri quadri, sul quale realizzare la sua abitazione, e far crescere la famiglia che nel frattempo si era allargata, dopo la nascita di ben quattro figli.
Ercole Turinetti costruì in quel terreno una filanda, con annessa una vastissima piantagione di gelsi, piante necessarie per la nutrizione dei bachi da seta. Ma in quella fabbrica accadevano cose non proprio idilliache…
A essere maggiormente occupati nelle filande, per la loro agilità, erano soprattutto i bambini: venivano assunti per lavorare dapprima come apprendisti nelle filande, poichè la filatura non richiede forza muscolare potente, ma solo buona agilità delle dita. Inoltre i bambini potevano essere pagati circa un terzo del salario che spettava normalmente a un adulto, mangiavano poco ed erano docili e ubbidienti. A essere impiegati nei duri lavori in fabbrica erano innanzi tutto i figli dei meno abbienti, che vivevano grazie all’assistenza dello Stato e delle parrocchie. Anzi, erano proprio le parrocchie che, spesso, indirizzavano i bambini alle fabbriche, con la prospettiva di sottrarli alle difficili condizioni di vita nelle povere famiglie in cui vivevano. I vantaggi però, com’è facile intuire, erano solo per gli imprenditori, che in questo modo ottenevano manodopera a poco costo, e per le parrocchie, che non dovevano più fare loro l’elemosina. E così per i ragazzini iniziava una vita terribile, piena di fatiche e sofferenze: malnutrizione, rischi nel lavoro, malattie… e spesso per molti di loro giungeva la morte, vista più che altro come una liberazione.
Non ci sono prove che anche nella filanda di Turinetti ci fossero queste condizioni di vita, ma non è stato provato nemmeno il contrario, e visto che l’abitudine era questa appena descritta, non è difficile ipotizzare che anche a Villa Moglia la vita, per i piccoli, finisse molto presto.
La nascita di Villa Moglia
Villa Moglia nacque proprio sui terreni della filanda che aveva fatto costruire Ercole Turinetti. A costruire materialmente la villa fu però un pronipote di Ercole,che si chiamava Giuseppe Maurizio. Fece erigere villa Moglia come dimora campestre, ma la casa conservò la sua vocazione industriale, poichè la filanda che già esisteva sui terreni non venne smantellata, bensì inglobata nella villa. Non vennero nemmeno sradicati i gelsi, e anzi l’attività dell’opificio continuò.
Come detto, a essere impiegati nella fabbrica erano soprattutto bambini, che vivevano e lavoravano nella stessa costruzione: stando alle fotografie che si possono vedere online della villa, si può capire come da una parte vi fosse la fabbrica vera e propria, e vicino alla fabbrica vi fossero le camerate in cui i bambini impiegati nella fabbrica dormivano e mangiavano, in condizioni di vita molto difficili.
La fabbrica continuò a produrre almeno fino alla fine dell’800, quando poi cessò la sua attività, e iniziò la decadenza di Villa Moglia. Giuseppe Maurizio non aveva figli, e quando morì, per villa Moglia iniziò inesorabile il declino. A fine ‘800 la villa fu acquistata dal conte Federici, che nel 1924 la cedette a un faccendiere, il quale non trovò di meglio da fare che venderne tutti i preziosi arredi, riducendo la villa a un guscio vuoto. Villa Moglia fu dapprima rilevata dai Salesiani, che la trasformarono in un noviziato per missionari, quindi passò al Comune di Torino e ora giace in stato di totale abbandono. Scale che cadono a pezzi, soffitti crollati in più punti, distruzione e degrado… insomma, villa Moglia è ridotta allo spettro di quanto era in passato.
Ma il suo passato è molto più oscuro di quanto possa sembrare.
Circolano infatti strane voci su questa villa, specialmente sulla chiesetta che si trova nell’ala destra dell’edificio. Ad aiutarmi nella mia presentazione, ho avuto la fortuna di imbattermi in una serie di video girati dal PIT (Paranormal Investigation Team), che si sono recati a Villa Moglia per svolgere una complessa indagine nella villa.
Le “messe nere” e gli inneggi a Satana
La prima cosa che trapela, anche dal filmato che vi ho presentato, è quanto si vede nella cappella della villa, situata nell’ala destra. Altare sconsacrato, scritte sui muri e disegni rappresentanti il diavolo, addirittura un Vangelo bruciato sull’altare, tracce di quello che sembra essere sangue sull’altare e residui di candele. Tracce di messe nere o riti satanici? A giudicare dai filmati, e dalle news che sono uscite sul giornali locali, sembra proprio di sì. Non sembrano essere le solite ragazzate di qualche cretino che si diverte a improvvisare messe nere per il gusto di farlo. Sembra davvero (e lo dico anche riguardando i video del PIT) che qualcosa di brutto in quella villa ci sia davvero. Chi vive a Villa Moglia? é davvero un “demone cieco e con la lingua di serpente” come vuole la leggenda? Perchè, e da chi, è stato evocato questo demone? Perchè è ancora lì a Villa Moglia, cosa cerca?
Anime di bambini?
Ecco, questa potrebbe essere la risposta. In effetti, il demone di cui abbiamo parlato prima, lo stesso che si manifesta nei video del PIT, potrebbe essere alla ricerca di anime. Anime di bambini intrappolati tra le mura di Villa Moglia. Cercando online notizie sulla villa, mi sono imbattuta in diversi siti, specie di urbex, che si sono recati nella casa a scattare foto, documentando lo stato d’abbandono della casa. Ho trovato in particolare un paio di testimonianze davvero curiose.
Nella prima, chi compie l’esplorazione così scrive:
Ad un certo punto ci fermiamo per cambiare le batterie alla fotocamera, avendone esaurita una solo per il piano terra. Sentiamo dei passi sopra di noi, chiari, distinti. Ci spaventiamo un po’. Siamo solo in due, ma subito decidiamo di andare a controllare, sicuri della presenza di qualcuno. Saliamo le scale, il piano secondo è davvero pericolante, c’è una specie di sottotetto, stanze piccole e corridoi semicrollati pieni di piccioni, ma di presenza umana, nemmeno l’ombra. Forse un’illusione, ma giurerei che tra tutti i momenti più inquietanti delle mie varie esplorazioni in posti abbandonati questa è stata una di quelle in cui sento di non aver dubbi su ciò che ho udito. […] Non credo a presenze sovrannaturali e men che meno ai fantasmi, ma di sicuro, la sensazione di non essere soli ci ha accompagnato per tutta la giornata.
Nella seconda testimonianza, vengono menzionate alcune fotografie scattate dalla persona che ha fatto l’indagine (e a cui vi rimando per vederle). Ma la cosa che più mi ha incuriosita è quello che questa persona scrive:
Nonostante tutto, però, a Villa Moglia ho avuto un’esperienza quantomeno singolare. All’interno la struttura è pervasa da un atmosfera che mi ha portato a percepire tanta tristezza. […] A parte questa continua sensazione di mestizia, non è successo assolutamente nulla degno di essere annoverato come evento ambiguo o singolare. La sorpresa arriva però a casa, al momento di esaminare le fotografie e scegliere le migliori da inserire in questo articolo. Dalle immagini della parte della villa ancora adibita, verosimilmente, a filanda, si vedono molto distintamente dei volti, uno dei quali molto simile a un viso fanciullesco. Analizzando con molta attenzione, ho visualizzato altri volti, abbastanza visibili. Subito la mia mente è tornata alle strane sensazioni provate a Villa Moglia, e alle condizioni in cui i bambini erano costretti a lavorare nelle filande. La curiosità e la voglia di approfondire mi hanno portato a ritornare alla villa per catturare altre immagini alla stessa ora delle precedenti. Ebbene, un paio di “volti” altro non erano che macchie di intonaco su di un muro molto simili, effettivamente, a un viso con fattezze umane. Per gli altri visi, peraltro non presenti nelle immagini scattate successivamente, spiegazioni non ne ho. Se sia solo un gioco di luci, un’illusione ottica, o una vera presenza della vita che era a Villa Moglia, è difficile da dire. E forse è anche questo il bello: lasciare un luogo abbandonato al suo sonno eterno e con i suoi misteri, con tante domande e poche risposte.
Come abbiamo detto, e come abbiamo visto anche nei filmati del PIT, è chiaro che in quella casa ci siano ancora le anime di qualcuno dei bambini morti al suo interno, mentre lavoravano nella fabbrica. Morti di morte naturale, o forse violenta, a causa di incidenti sul lavoro… non è difficile immaginare la scena: le macchine per la tessitura erano infatti molto vicine tra loro, per occupare più spazio possibile e ottimizzare la produzione… e non era infrequente che qualcuno dei bambini finisse imprigionato tra gli ingranaggi di quei macchinari, rimettendoci la vita.
Ma perchè quelle anime sono ancora lì? C’entrano davvero i riti satanici compiuti nella chiesetta nell’ala destra di Villa Moglia? Cosa vuole il demone la cui presenza sembra essere stata riscontrata dal PIT? Vuole davvero cibarsi ancora di anime, ed è alla ricerca delle anime dei bambini rimasti intrappolati a Villa Moglia?