Lungo la riva del fiume Mississippi, nel sud-ovest del Wisconsin, si trova la città di La Crosse. È una cittadina affascinante che ogni anno si colloca ai primi posti dove andare a vivere, non solo nel Wisconsin, ma in tutta America. Ma la sua reputazione di paese piacevole e tranquillo fu rovinata il 24 ottobre 1953. In questa notte, la quindicenne Evelyn Grace Hartley, babysitter presso una famiglia di La Crosse, sparì, misteriosamente, senza lasciar tracce.
Evelyn Hartley era al secondo anno della Central High School. Suo padre, Richard Hartley, era un professore di biologia presso il college della città, mentre sua madre Ethel era casalinga.
In quella fatidica sera del 24 ottobre 1953, Evelyn aveva appuntamento a casa di un professore universitario, Viggo Rasmusen, per badare al bambino di 20 mesi dei Rasmusens. Quel giorno indossava un paio di jeans rossi, una camicetta bianca, occhiali e calze bianche.
Evelyn era abituata ad avvisare i genitori una volta arrivata a casa dei datori di lavoro, ma quel giorno nessuna telefonata giunse a casa Hartley. Dato che che già trascorso un po’ di tempo da quando Evelyn era uscita di casa per recarsi dai Rasmusen, e nessuna telefonata era ancora giunta a casa Hartley, il padre di Evelyn iniziò a preoccuparsi, e chiamò a casa Rasmusen, ma non ricevette risposta.
Preoccupato, guidò fino alla casa. Richard Hartley trovò la casa chiusa a chiave e bussò ripetutamente alla porta principale. Di nuovo non ricevette risposta. Dopo alcuni minuti, scoprì una finestra nel seminterrato che era rimasta accostata, e grazie a quella entrò in casa. Con suo stupore, la casa era deserta, fatta eccezione per il bambino, che dormiva profondamente in una stanza al piano di sopra.
Subito partì una massiccia ricerca. I volontari percorsero la città a piedi, mentre la Guardia Nazionale, la Civic Air Patrol e l’Air Force perlustrarono l’area dall’alto. La Marina militare scandagliò le vie d’acqua, nella speranza di scoprire indizi. La notizia della scomparsa di Evelyn fece rapidamente il giro di La Crosse e numerosi studenti delle scuole superiori si unirono allo sforzo di ricerca, e nei primi giorni dalla scomparsa, più di 2000 persone stavano cercando Evelyn Hartley.
La polizia chiese aiuto perfino ai cacciatori di stare all’erta mentre perlustravano i boschi circostanti, e agli agricoltori venne chiesto di riferire se, nella cura dei loro campi, notassero qualcosa di strano nei loro possedimenti: terra smossa di fresco, fosse scavate da poco tempo… che potevano suggerire un lavoro recente.
Addirittura vennero perlustrati i cimiteri della zona, per verificare se le fosse scavate di fresco fossero state riempite di recente: grande era il timore che il corpo di Evelyn fosse stato sepolto in segreto.
Poi si passò a controllare tutte le automobili, per vedere se ci fossero tracce ematiche sospette. Tutte le automobili di tutti i cittadini di La Crosse vennero minuziosamente esaminate: l’obiettivo era ispezionare il sedile posteriore e il bagagliaio di ogni auto della contea, con lo scopo di evidenziare macchie di sangue o altri segni sospetti. Vennero stampati 40.000 adesivi, ciascuno con la scritta LA MIA MACCHINA È OK. Le autorità avrebbero posto un adesivo su ogni auto che era stata controllata. Il capo della polizia George Long ordinò a tutti gli agenti di segnalare eventuali veicoli sospetti, e soprattutto di segnalare tutti gi automobilisti che rifiutavano sia l’ispezione che l’apposizione dell’adesivo.
Purtroopo però, nonostante le tante ricerche, Evelyn sembrava davvero essere scomparsa nel nulla, e a questo punto i genitori della ragazzina, Richard e Ethel Hartley, apparvero più volte in pubblico chiedendo informazioni. Fecero molti appelli anche al presunto rapitore di Evelyn, implorandolo di rilasciare la bambina.
Poco tempo dopo, gli Hartley ricevettero due telefonate in cui un uomo si offriva di scambiare informazioni su Evelyn per 500 dollari in contanti. La polizia suggerì agli Hartley di accettare d’incontrare il misterioso chiamante, e gli tesero una trappola. Fu così che venne arrestato un uomo di 20 anni, Jack Duffrin, che però a quanto si seppe più tardi, non sapeva nulla di Evelyn. Fu condannato e quindi imprigionato per tentata estorsione.
Il tempo passava, e nessuno era in grado di dare informazioni sicure agli investigatori. A questo punto, un certo numero di imprese locali di La Crosse si organizzarono e offrirono una grossa somma di denaro a chiunque potesser fornire informazioni utili per scoprire che fine avesse fatto Evelyn. Ben presto il fondo per la ricerca della ragazzina raggiunse la cifra record di 6600 dollari, e ancora venivano fatte offerte. Moltissime furono le segnalazioni che arrivarono alla stazione di polizia, ma nessuna di queste portò a qualcosa di concreto.
Un anno dopo la scomparsa di Evelyn, lo sceriffo Robert Scullin stimò che il suo dipartimento avesse interrogato circa 1.200 persone. Il detective Captain Kihm, che aveva guidato l’indagine iniziale, rialzò quella cifra a 3.500, ma nonostante tutti gli sforzi fatti, nessuno sapeva dove fosse finita Evelyn. Si era giunti a un punto morto, e alla fine il caso cadde nelle mani di A. M. Josephson, un investigatore criminale privato che esercitava nella contea di La Crosse, che si era occupato in privato del caso di Evelyn Hartley, in particolare focalizzandosi su due elementi.
Il primo indizio era un paio di scarpe da tennis scoperte nei pressi della superstrada Highway 14, a circa 10 miglia a sud-est di La Crosse vicino a Shelby, nel Wisconsin. La suola di quelle scarpe era molto particolare, e l’impronta che lasciava se premuta era diversa da tutte le altre. Oltretutto, quel paio di scarpe aveva tracce di fango, e sul pavimento del soggiorno dei Rasmusens era stato trovato del terriccio che sembrava corrispondere al fango secco trovato sulla suola di quelle scarpe. Impronte di quella stessa scarpa erano poi state rinvenute all’esterno della casa della famiglia Rasmusen.
Il secondo indizio era una giacca di jeans macchiata di sangue, che era stata recuperata a meno di 800 piedi dalle scarpe da tennis, e che Josephson credeva fosse collegata al crimine. La giacca e le scarpe vennero esposte in tutta la regione, con una precisa richiesta di informazioni da parte di chiunque le riconoscesse. Ancora una volta, le chiamate sommersero la stazione di polizia, senza però portare, ancora una volta, a qualcosa di concreto. Vi furono un paio di persone che dissero di aver visto tre persone, due uomini e una donna, proprio nei pressi della Highway 14. I testimoni dissero che i due uomini, uno più giovane dell’altro, sembravano sorreggere la donna, descritta come “poco più di una ragazzina”, che non sembrava essere in grado di camminare… sembrava ubriaca o ferita, e si lasciava letteralmente trascinare da chi era con lei.
Alla fine, le scarpe e la giacca macchiata di sangue non vennero più prese in considerazione dalla maggior parte degli investigatori, anche perchè c’erano due elementi che erano stati evidenziati: mentre le scarpe da tennis erano di grandi dimensioni (40), la giacca era di piccola taglia (36), e molti conclusero quindi che i due elementi non fossero collegati. Josephson, tuttavia, rifiutò di arrendersi e anzi spiegò la discrepanza della taglia dei due oggetti come prova che vi fossero in realtà due sospetti che avevano avuto a che fare con Evelyn.L’investigatore continuò nella sua ricerca, senza però purtroppo giungere a nulla di rilevante.
Il caso Hartley ricevette una scossa inaspettata nel 1957, quando venne coinvolta una vecchia conoscenza delle cronache di omicidi del tempo: Ed Gein.
Gein, assassino e sezionatore di corpi, la cui storia è ben nota (anche perché ne parlai diffusamente ne blog), venne inizialmente considerato un sospetto nella scomparsa di Evelyn, dato che il giorno della scomparsa della ragazzina era stato a trovare alcuni parenti proprio aLa Crosse. La proprietà di Gein venne ispezionata da cima a fondo, ma nessuna traccia della ragazzina venne rinvenuta. Gein si sottopose, volontariamente, a due test con la macchina della verità per dimostrare la sua estraneità ai fatti, e dopo aver superato quei test le autorità dichiararono ufficialmente che Gein non era in alcun modo collegato a Evelyn Hartley.
Alcuni, tuttavia, hanno continuato a sospettare il suo coinvolgimento, ma senza prove certe, il caso della povera Evelyn Hartley divenne un cold case, e nessuno se ne occupò più. Dal 1959, anno in cui le indagini cessarono in maniera ufficiale, numerosi individui si fecero avanti e confessarono il crimine; tutte le confessioni sono state vagliate, e liquidate come false.
Nel 1971, un ex carcerato di 51 anni di nome Tommy Thompson fu arrestato a Casper, nel Wyoming, dopo che era stato trovato in possesso di stupefacenti. Durante la detenzione, Thompson disse alla polizia che era colpevole anche di stupro e omicidio, ai danni di una ragazzina che aveva sequestrato e ucciso nel 1953. Thompson disse che la ragazzina si chiamava Evelyn Hartley. Quando però le autorità controllarono questa deposizione, si accorsero che Thompson era in carcere, nel Minnesota, nel 1953, e che quindi non poteva essere coinvolto nella sparizione di Evelyn.
Il 22 ottobre 1978, 25 anni dopo che Evelyn sparì senza lasciar traccia, il giornale locale La Crosse Tribune pubblicò un pezzo su Richard ed Ethel Hartley, in cui i genitori della ragazzina ammettevano di aver perso la speranza di scoprire cosa era successo alla loro figlia… Anche Viggo Rasmusen era stato intervistato, e aveva affermato che in tutti quegli anni era stato tormentato da incubi e visioni su quello che potrebbe essere successo a casa sua quella notte.
Nel 2004, un uomo di nome Mel Williams consegnò agli inquirenti una registrazione di una conversazione che aveva registrato in un bar anni prima. Sebbene l’obiettivo di Williams fosse quello di registrare la band che stava suonando, aveva registrato una conversazione tra due uomini. Uno degli uomini registrati nel nastro sembrava essere implicato nella scomparsa di Hartley, e parlava con un secondo uomo, che si è suicidato poco dopo il crimine. Sul nastro, l’uomo implicato riferì di aver portato Evelyn Hartley a La Farge, nel Wisconsin, dove è stata uccisa e sepolta.
Il nastro terminò bruscamente quando l’uomo implicato, accortosi che Williams stava registrando, gli intimò di spegnere il registratore. Williams disse di non ricordare cosa fosse successo dopo che il registratore era stato spento. I due uomini registrati su quel nastro sono ora deceduti, e nonostante il nastro fosse stato consegnato per tempo al Dipartimento di Polizia di La Crosse, il Capitano Mitch Brohmer non se ne occupò più di tanto, e tutto cadde nel dimenticatoio.
Fino a oggi, quindi, la scomparsa di Evelyn rimane irrisolta.