Nel precedente post avevamo parlato del museo dell’occulto di Ed e Lorraine Warren, il museo che raccoglie centinaia di migliaia di oggetti maledetti, perchè interessati da maledizioni e oscure presenze.
Oggi invece parliamo degli oggetti in sè. Oggetti infestati ce ne sono decisamente molti, ma oggi parleremo dei dieci oggetti più infestati al mondo.
Alcuni di questi li avevamo già incontrati nel nostro cammino.
Vi ricordate del Quadro dell’uomo angosciato?
Ecco, questo è il primo oggetto che entra di diritto nella nostra classifica sugli oggetti infestati, un quadro dipinto da un artista, pare con il suo stesso sangue mescolato alla tempera, artista che concluse la sua vita, appena dopo aver realizzato il dipinto, suicidandosi. Il quadro sarebbe maledetto perchè, oltre alla storia che lo circonda, sembra cambiare di posto, muoversi autonomamente, e sembra essere il responsabile di tanti strani avvenimenti occorsi al suo proprietario. Ne ho parlato diffusamente in questo articolo, al quale vi reinvio per una lettura più approfondita sull’Uomo angosciato e il suo mistero.
Restando nell’ambito dei dipinti, che dire di questo? THE HANDS RESISTS HIM
Nessuno sapeva nulla di questo quadro realizzato dall’artista americano Bill Stoneham nel 1972. “The Hands Resist Him” rappresenta un autentico “caso”, quando nel 2000 venne messo all’asta su eBay da un venditore che lo definiva “infestato e portatore di dolori, lutti e sciagure”. Questo dipinto è ormai largamente considerato una delle opere più infestate del mondo dell’arte contemporanea.
Rappresenta un ragazzo e una bambola raccapricciante in piedi davanti a una porta a vetri, dietro sui sono premute decine di mani. La porta a vetri rappresenterebbe il confine tra il mondo reale e quello dei sogni, mentre la bambola sarebbe la guida che accompagnerà il ragazzo attraverso la porta. Secondo la leggenda, le figure del dipinto si muovevano di notte, a volte scomparendo dalla tela. Il ragazzo nel dipinto è stato vesto entrare realmente nella stanza dove il dipinto era stato appeso, e tutti coloro che hanno visto il quadro hanno riferito di sentirsi malati e deboli. La cosa più strana è che l’autore stesso ha rivelato che sia il proprietario della prima galleria d’arte in cui The hands resistes him venne esposto, sia il critico d’arte che si occupò di recensirlo, morirono appena un anno dopo aver visto il quadro per la prima volta. Suggestione? O semplice casualità?
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Procediamo nella nostra recensione e, avendo appena nominato una bambola, parliamo di due bambole molto speciali.
La prima è questa. ROBERT. Un bambolotto perfino simpatico. Tutto inizia nel 1896, quando questa bambola raccapricciante venne regalata a un bambino, Robert Eugene Otto, che viveva a Key West, in Florida.
La bambola gli era stata donata da un servo che praticava la magia nera, e chi non amava la famiglia del ragazzo. Il bambino però si era affezionato al giocattolo, e spesso parlava con lui a lungo. Gli diede perfino il suo nome, Robert appunto, insistendo perchè tutti lo trattassero con molto rispetto. Tuttavia, ben presto i servi in casa Otto si preoccuparono quando giurarono che potevano sentire una voce sconosciuta parlare al ragazzo, e i vicini di casa affermavano di aver visto la bambola muoversi da sola da una finestra all’altra della casa quando non c’era nessuno in casa.
Ben presto, in casa iniziarono strani avvenimenti: oggetti rotti, mobili spostati, tende strappate, confusione e disordine…e Eugene giurò e spergiurò che la colpa di tutto era di Robert: era la bambola a produrre quel caos. In seguito Robert, divenuto grande, si sposò, e continuò a trattare la bambola Robert come fosse una persona reale, perfino facendogli costruire una stanza in scala ridotta in cui solo la bambola dovesse trovar posto. Eugene morì nel 1972, e la casa venne acquistata da un’altra famiglia: la bambina di quella famiglia subito si spaventò per la presenza di Robert, disse che la bambola era viva e voleva ucciderla, così Robert venne presa e portata in una galleria d’arte – museo storico di Key West, dove si trova ancora esposta, nel reparto “oggetti infestati”. Stranamente, i visitatori del museo affermano che devono chiedere il permesso per scattare una fotografia della bambola: se non lo fanno, la leggenda dice che la bambola li maledirà. Il museo espone lettere di cosiddetti individui “maledetti”, che hanno scritto alla bambola, scusandosi per non aver chiesto il permesso di scattagli una foto, e chiedendo di essere liberato dal suo incantesimo.
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E torniamo a parlare di Ed e Lorraine Warren, seppur indirettamente. Nel loro museo dell’occulto, che raccoglie una serie infinita di oggetti infestati, infatti, si trova esposta un’altra bambola raccapricciante, Annabelle, così famosa che le venne perfino dedicato un film.
Nel 1970, una donna comprò in un negozio dell’usato una bambola Raggedy Ann per sua figlia che era al college. Il regalo piacque alla figlia, che lo portò nel suo appartamento, ma presto lei e la sua compagna di stanza notarono cose strane che avvenivano, e che sembravano coinvolgere la bambola: sembrava muoversi da sola, spesso la si trovava in un’altra stanza, anche se nessuno l’aveva toccata. Poi iniziarono a trovare piccoli pezzi di carta pergamena, da loro mai posseduta prima, con scarabocchi fatti con una grafia infantile. Poi, un giorno, trovarono Annabelle in piedi sulle sue gambe di pezza. Le ragazze spaventate hanno allora contattato un medium, che ha detto loro che la bambola era posseduta dallo spirito di una giovane ragazza che era morto nel condominio. “Annabelle”, disse che le piaceva stare con le ragazze nel college, e così ottenne il permesso di stare lì con loro, fino a quando però, una sera, la bambola non aggredì fisicamente un giovane che era venuto a far visita alle due amiche, e si era burlato della bambola. La bambola l’aveva graffiato e attaccato, tentando di strangolarlo. Alla fine, convinte che ci fosse davvero qualcosa di negativo nella bambola Annabelle, Donna contattò Ed e Lorraine Warren, che grazie all’aiuto di un sacerdote erorcista scoprirono ben presto che la bambola non era posseduto dallo spirito di una ragazza, ma da un demone che aveva sembre mentito sulla sua identità, al fine di avvicinarsi alle ragazze, forse con l’intenzione di possederne una o entrambe. Le ragazze hanno dato “Annabelle” aii Warren, che l’hanno subito chiusa in una teca di vetro nel loro Museo dell’occulto in Connecticut, ponendo sulla teca un avviso: “Attenzione: Positively do Non Open”. Per conoscere qualcosa di più su Annabelle, vi rimando al sito stesso dei Warren: http://www.warrens.net/Annabelle.html
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Il VESTITO DELLA SPOSA FANTASMA.
Nel 1849, una ragazza di nobile famiglia di nome Anna Baker si innamorò di un lavoratore di ferro di bassa estrazione sociale. Il padre di Anna, Ellis Baker, rifiutò di lasciarle sposare il suo amato, allontanando il giovane dalla città di Altoona, Pennsylvania, e condannando così la figlia a una vita di nubilato.
Anna era così arrabbiata con il padre che non si è mai più innamorata e sposata, rimanendo adirata fino alla sua morte, avvenuta nel 1914.
La leggenda racconta che prima che il padre di Anna mandasse il giovane innamorato lontano dalla figlia, Anna aveva scelto un bellissimo abito da sposa per il suo matrimonio, ma quando il matrimonio come sappiamo non venne più celebrato, il vestito rimase nella bottega della sarta, e lì venne scelto da un’altra donna benestante di una famiglia locale, Elizabeth Dysart. Si racconta che Anna fosse stata obbligata dal padre ad assistere al matrimonio di Elizabeth… Dio solo sa quanto la povera Anna debba aver sofferto nel vedere un’altra nel suo abito da sposa… Ma anche Elizabeth non ebbe vita facile: pochi anni dopo il matrimonio, la donna morì di parto, e anche il neonato morì. Subito la memoria di tutti corse a Anna Baker e alla sua triste storia, e si pensò che fosse una sorta di vendetta delle poveretta nei confronti della sposa che aveva indossato il suo abito.
Quando palazzo Baker venne trasformato in un museo, anche l’abito da sposa trovò il suo spazio, in una teca di vetro nella ex camera da letto di Anna Baker. Dopo la sua morte, i visitatori affermano di vedere l’abito moversi da solo, specialmente durante le lune piene. L’abito ondeggia da un lato all’altro, come se una sposa invisibile fosse in piedi davanti allo specchio, ammirando se stessa con indosso l’abito…
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LO SPECCHIO DI MYRTLES PLANTATION
Lo specchio più famoso, e infestato al mondo, è senza dubbio quello che si trova a Myrtles plantation.
Myrtles plantation, il bed and breakfast più infestato al mondo, costruito nel 1796 su un terreno in cui sono stati sepolti i nativi americani, conserva al suo interno uno specchio, che si dice contenga gli spiriti di Sara Woodruff e dei suoi figli. I Woodruff, padroni della piantagione, sono stati avvelenati a morte dai servi che vi lavoravano, e i loro spiriti sono stati intrappolati al suo interno. Una consuetudine molto comune, e che ho scoperto essere abbastanza nota anche da noi, prevede infatti che al momento della morte di una persona vengano coperti gli specchi della stanza in cui quella persona è morta, questo per evitare gli lo specchio possa attrarre, e imprigionare, le anime dei defunti. Pare che alla Myrtles plantation quest’usanza non sia stata osservata, e gli spiriti delle tre donne abitano ancora lo specchio. Che vi sia qualcosa di strano in quest’oggetto lo dimostrerebbero le impronte di mani che si vedono nello specchio…non all’esterno ma, incomprensibilmente, all’interno…
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Eppure un secondo specchio potrebbe gareggiare con quello di Myrtles Plantation, per vincere la palma di “più infestato al mondo”… é quello che si trova all’Hollywood Roosevelt Hotel. Inaugurato il 16 Maggio 1927, divenne fin da subito in punto di ritrovo per tutti i cineasti di passaggio. E oltre ai vivi, ci sono anche i morti. Basti pensare che il Roosevelt, o meglio, uno dei suoi specchi, ospita un fantasma…di un certo peso.
Affezionata all’hotel era Marilyn Monroe, che era solita passare le sue giornate ai bordi dell’enorme piscina o nella sua stanza, la numero 246. Marilyn alloggiava all’Hollywood Roosevelt Hotel tutte le volte in cui doveva girare un film: nella sua stanza, messo lì apposta per ricordarle ogni giorno di più quanto bella fosse, c’era un grande specchio, che la ritraeva a figura intera. Lo specchio di Marilyn deve aver assorbito qualche elemento della grande attrice di “A qualcuno piace caldo”, perchè anche quando, dopo una serie di importanti restauri, lo specchio venne portato al pian terreno, continuò a riflettere l’immagine della Divina. Nulla di strano, verrebbe da dire, visto che riflettere è quello che uno specchio dovrebbe fare. Ma questo specchio lo fa anche a partire dal 1984, anno in cui dalla stanza 246 viene traslato al pianoterra. E nel 1984 Marilyn Monroe è già sepolta da 22 anni. Eppure, molte persone affermano di aver visto il volto sorridente di Marilyn specchiarsi in quello specchio, a distanza di così tanti anni dalla sua morte. Stranissimo, indubbiamente. Però forse, la leggenda secondo cui gli specchi sarebbero in grado di intrappolare al loro interno frammenti di anima, non è poi così campata in aria.
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LE SEDIE INFESTATE.
E qui siamo di fronte a un bel dilemma: possono le sedie rifiutarsi di far sedere su di esse qualcuno?
Newport, a Rhode Island, è una delle città più antiche degli Stati Uniti. Strapiena di leggendari palazzi, fatti costruire dalle famiglie più ricche d’America, tra le varie dimore ce n’è una davvero impressionante. Il Castello di Belcourt è stato fondato da Oliver Hazard Perry Belmont, un ricco politico americano, nel 1894.
Ci sono molti fantasmi documentati all’interno di questa casa lussuosa, ma forse i più famosi oggetti infestate di tutto il castello sono due sedie sulle quali si dice che siano in qualche modo connesse con gli spiriti dei cavalieri cui quelle sedie appartenevan, e sono quindi oggetti davvero infestati.
Oliver Hazard Perry Belmont, era un personaggio davvero curioso, che amava raccogliere nel suo bel castello centinaia di reperti, archeologici e storici, appartenenti a diverse ere, ma soprattutto medievali. Ecco dunque armature, spade, elmi, armi medievali tra le più disparate, coppe, calici, piatti, vestiti e, ovviamente mobilio. Due sedie in particolare sono i pezzi forte della sua collezione, due sedie a scranno, in stile gotico, che non vogliono che i visitatori si siedano su di esse.
Non appena infatti qualcuno prova a sedercisi sopra, i visitatori dicono di sentirsi subito in preda alla nausea, a brividi di freddo, e si sentono scomodi, al punto che devono alzarsi subito da lì. Le loro mani si sentono come colpiti da elettricità statica quando le appoggiano alle sedie. Chi prova a resistere, viene improvvisamente gettato a terra, dalle sedie stesse, da una forza invisibile. Castello infestato? Parrebbe proprio di sì, e forse il tutto a causa di un’armatura del 15° secolo che emette, a marzo di ogni anno, urla agghiaccianti. Secondo i documenti di Belmont, l’armatura apparteneva a un cavaliere che morì in battaglia, con una lancia conficcata in un occhio.
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Nel 1702, un assassino di nome Thomas Busby stava per essere impiccato per i suoi crimini. La sua ultima richiesta era di poter gustare il suo ultimo pasto servito al suo pub preferito a Thirsk in Inghilterra. Dopo aver terminato di mangiare, la leggenda narra che Thomas si alzò e disse: “Possa la morte improvvisa venire a tutti coloro che osano sedersi sulla mia sedia”.
La sedia nella quale si era seduto Busby rimase al pub per molto tempo, in un angolo, senza che nessuno avesse mai il coraggio di sedervicisi sopra. Durante la seconda guerra mondiale, diversi aviatori frequentavano il pub, e gli abitanti notarono che tutti i soldati che si sedevano sulla sedia non ritornarono mai vivi dalla guerra.
Nel 1967, due piloti della Royal Air Force che si erano accomodati sulla sedia dell’assassino morirono dopo che i loro camion si era schiantato contro un albero. Nel 1970, un muratore volle sfidare la sedia, sedendovicisi sopra: quello stesso pomeriggio morì cadendo da un’impalcatura. Molte altre vittime ha mietuto quella sedia, tanto che alla fine il proprietario di un pub ha spostato la sedia in cantina. Ma anche qui ha fatto un’altra vittima: un fattorino, che dopo aver eseguito una consegna si era seduto un attimo sulla sedia per una breve pausa, morì in un incidente d’auto nello stesso giorno. Alla fine, il proprietario del pub donò la sedia al museo di storia locale nel 1972, e il museo sistemò la sedia appena al muro, come la vedete oggi, per evitare che qualcuno ci si sieda sopra di nuovo. E rendendo inaccessibile la sedia, nessuno ci si è mai più seduto….a meno che a qualcuno non venga la brillante idea ti tirarla giù per pulirla…
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LA DEA DELLA MORTE.
Si direbbe una semplice statua in pietra, ma “La Dea della Morte,” statua scolpita in pietra calcarea pura, scoperta nel 1878 a Lemb, Cypro, risale al 3500 aC, e si crede possa rappresentare una dea, simile a un idolo della fertilità.
La statua era di proprietà di Lord Elphont, tutti e sette i membri della famiglia Elphont morirono per cause misteriose, tutti entro sei anni dal momento in cui il primo membro della famiglia aveva preso in mano per la prima volta la statua.
Altri due proprietari della statua, Ivor Manucci e Lord Thompson-Noel, morirono con le loro intere famiglie solo pochi anni dopo aver portato la statua nelle loro case. Il quarto proprietario, Sir Alan Biverbrook, morì insieme con la moglie e due delle loro figlie.
Due dei figli di Biverbrook rimasti, sebbene non fossero grandi credenti nell’occulto, erano abbastanza spaventati dalla morte di quattro dei loro familiari che hanno deciso di donare la statua alla Royal Scottish Museum di Edimburgo, dove si trova ancora oggi.
Poco dopo che l’articolo è stato collocato nel museo, il capo della sezione in cui la statua si trova morì improvvisamente e, anche se nessun museo ammette che la statua possa avere proprietà soprannaturali, nessuno ha mai più toccato la statua da quel primo lavoratore del museo scomparso misteriosamente, e adesso l’articolo è al sicuro, sotto vetro e protetto da mani umane… e a nessuno verrà mai in mente di rubarlo!
Non riesco a vedere tutte le immagini… Oo
Moz-
Prova adesso… credo che ogni tanto wp vada in tilt 🙁