Charfield è un villaggio nel sud di Gloucestershire, Inghilterra, situato vicino ai villaggi di Falfield e Cromhall. L’elemento più importante di Charfield è la linea ferroviaria Bristol-Birmingham che lo attraversa. La stazione ferroviaria di Charfield è attualmente disabilitata (è stata chiusa nel gennaio 1965, ma la struttura è ancora in piedi), anche se sono state avanzate diverse ipotesi sulla sua riapertura, in futuro, progetto che però si è arenato. La fama di Charfield, in effetti, è dovuta per la maggior parte a quella ferrovia, e a un terribile incidente ferroviario che si verificò il 13 ottobre 1928.
Il disastro ferroviario di Charfield è rimasto per tantissimo tempo ben impresso nella mente della gente di Charfield, ma non solo: sedici persone persero la vita nel pomeriggio del 13 ottobre 1928, quando il treno su cui viaggiavano si scontrò con un altro treno che stava sostando sul binario, innescando un’esplosione e trasformandosi in un inferno di fuoco, che inghiottì tutto e tutti. Ma quel disastro si porta dietro due misteri tuttora insoluti: due corpi mai identificati e una donna, vestita di nero. Ma andiamo con ordine.
L’incidente ferroviario di Charfield
Alle 16.28 di sabato 13 ottobre 1928 un treno passeggeri partito da Leeds e diretto a Bristol era in procinto di attraversare la stazione di Charfield, villaggio situato a Gloucestershire. Sul binario si trovava però già un secondo treno, un treno merci in attesa del via libera per entrare in stazione. La notte era fredda e nebbiosa, stando a quanto descrissero i testimoni della tragedia, ma i funzionari della ferrovia avevano ritenuto che la visibilità fosse sufficiente e decisero di non usare il segnalatore ottico a lunga distanza. Se l’avessero usato, avrebbero forse potuto impedire l’intero disastro.
Secondo le indagini che partirono subito dopo l’incidente, si appurò che il capostazione, Henry Button, permise a entrambi i treni, quello passeggeri e quello merci, di entrare in stazione, e solo in un secondo tempo, quando ormai già il treno passeggeri aveva preso il binario, espose il segnale rosso che indicava il pericolo, che avrebbe obbligato il treno passeggeri a fermarsi, permettendo così al treno merci di liberare il binario e lasciare la stazione in tutta sicurezza.
Tuttavia, in quella serata fredda e nebbiosa, il macchinista Henry Aldington e il suo vigile del fuoco, Frank Want, videro il segnale verde, e continuarono il loro viaggio verso la stazione. Solo pochi secondi prima della collisione Want e Aldington si accorsero del treno merci fermo davanti a loro, e azionarono in fretta il freno, per scongiurare la collisione.
Non servì a nulla. Quando i treni si scontrarono, il treno passeggeri deragliò parzialmente, e parecchie carrozze seguirono il locomotore fuori dai binari.
Il resto del treno, purtroppo, rimase incastrato sotto al vecchio ponte ferroviario che sovrastava i binari. Purtroppo, i cilindri di gas delle prime quattro vetture si danneggiarono nello scontro, causando la fuoriuscita del gas e il suo incendio: questo trasformò le carrozze in una trappola mortale, e altissime vampe di fuoco furono viste levarsi da ogni dove, nei dintorni.
La gente dai villaggi vicini e gli operatori della stazione ferroviaria immediatamente si recarono sul luogo dello schianto, per cercare di liberare i feriti prima che il fuoco inghiottisse tutto. 14 passeggeri morirono nel rogo.
Dei 14 corpi carbonizzati, 12 erano così bruciati che il riconoscimento da parte dei familiari fu reso possibile solo grazie ai gioielli e agli effetti personali che furono trovati nei pressi dei corpi.
Le vittime del disastro vennero sepolte in una tomba di massa, come previsto dalla società ferroviaria.
I bambini senza nome di Charfield
Tuttavia, due corpi che si credevano fossero quello di un giovane ragazzo e di una ragazza, forse fratello e sorella, non vennero mai identificati, né vennero mai reclamati dai parenti.
La loro descrizione venne pubblicata nei giornali dell’epoca, e si attese che qualcuno venisse a reclamare i poveri resti, ma così non fu, e alla fine, quando divenne chiaro che nessuno si sarebbe presentato per riconoscere i due corpi, anche le due ignote vittime furono messe nella tomba con le altre vittime.
A questo punto, si aprì una serie interminabile di ipotesi e supposizioni su chi fossero i due bambini: chi erano quei bambini, e perché nessuno era mai arrivato a Charfield a reclamarli?
Tra le teorie che erano state avanzate, una sosteneva che i due corpi non fossero affatto umani, ma fossero dei manichini ventriloquisti. Un’altra teoria popolare diceva che non si trattasse di bambini, ma di fantini che avevano preso parte a qualche corsa di cavalli clandestina. Alcuni persino sostenevano che tutta la storia fosse una frode generata dai media per guadagnare di più dalla tragedia. Poi, un giorno comparve una donna che disse di essere la madre dei due bambini, che erano fratelli, ma nessuno diede peso alla sua rivelazione e tutto di nuovo cadde nel dimenticatoio e i corpi rimasero non identificati.
Infine, iniziò a farsi strada l’elemento paranormale: per anni, dopo l’incidente e la sepoltura, una donna vestita interamente in nero è stata vista periodicamente visitare la tomba in cui sono stati sepolti anche i due bambini di Charfield. Coloro che affermavano di aver visto la donna misteriosa dicevano che era vecchia, fragile, e appariva afflitta da una grande tristezza. La donna lasciava dei fiori al memoriale e quindi si affrettava verso la sua limousine guidata da un autista. Nessuno sapeva chi fosse o perché visitasse il memoriale. Molti cominciarono a speculare e a sostenere che sicuramente doveva sapeva qualcosa sull’incidente, e magari anche che fosse a conoscenza dell’identità dei bambini.
Tuttavia la donna in nero ha cessato le sue visite agli inizi degli anni ’60 e la sua identità e il motivo del suo comportamento sono rimasti un mistero da allora.
Nel corso degli anni il disastro ferroviario di Charfield è stato al centro di molti film e libri. Il romanzo di Nick Blackstock, Something hidden, dipinge una storia fittizia per i due bambini sconosciuti e molti pensano che Nick non sia andato poi molto lontano dalla verità: l’incidente era forse il pretesto per coprire qualcosa di molto più serio? I bambini potevano essere semplicemente orfani, e quindi senza famiglia che giungesse per reclamarli? La donna in nero sapeva veramente qualcosa sull’incidente che nessun altro sapeva?
Purtroppo non possiamo sapere le risposte. Ma, come per ogni storia misteriosa che ammanta luoghi di disastri (vedi il caso dei bambini fantasma dell’incidente ferroviario di San Diego), anche in questo caso la leggenda locale della zona che circonda il sito dell’incidente, parla di uno strano fenomeno occorso a diverse persone che transitano di là, nei pressi del vecchio ponte: si vedrebbero infatti due fantasmi che siedono insieme, mano nella mano, mentre osservano silenziosamente le tracce della tragedia.
Si dice che si tratti dei bambini morti nel disastro, mentre aspettano con pazienza il giorno in cui qualcuno li identificherà, per poter finalmente riposare in pace.