Avete mai sentito parlare di Pauline Picard? La sua storia è così particolare che sembra tratta direttamente dalla trama di un film poliziesco, ma il fatto in sè, quel che accadde a questa bambina, che vedete nella foto qui di fianco tratta da un giornale dell’epoca, è ben più lontano da quanto la fervida immaginazione di un regista avrebbe potuto pensare.
Pauline Picard era una bambina francese di appena due anni, scomparsa nell’aprile 1922 dalla fattoria che la sua famiglia possedeva in Bretagna, Francia, a Goas Al Ludu.
Le ricerche partirono subito non appena la famiglia ne denunciò la scomparsa, ma nè la polizia locale né i volontari riuscirono a trovare il minimo indizio che facesse capire dove fosse finita la bambina. Molti credevano che fosse stata rapita da una carovana di zingari che era transitata nella zona pochi giorni prima della scomparsa di Pauline… altri credevano fosse stata vittima di un pedofilo…
La situazione sembrò risolversi quando, poche settimane dopo la sparizione di Pauline, si venne a sapere che una bambina, che corrispondeva alla descrizione di Pauline, era stata trovata a vagare da sola a Cherbourg, a oltre 300 miglia da dove Pauline era scomparsa. Alla madre della ragazzina venne mostrata una fotografia della bambina ritrovata a Cherbourg, e la donna sentenziò che quella bambina era proprio la sua Pauline.
Il mistero di come un bambino potesse trovarsi a diverse centinaia di miglia lontano da casa fu ben presto dimenticato per la gioia e il sollievo di averla ritrovata, e nessuno se ne preoccupò: i genitori si misero subito in viaggio verso Cherbourg per recuperare Pauline, ma quando finalmente i due si trovarono di fronte la bambina, si accorsero che qualcosa non quadrava.
La bambina stranamente appariva molto distante e poco affettuosa nei confronti dei genitori, e, cosa ancor più sconcertante, non rispose quando le parlarono nel suo dialetto bretone nativo. I genitori imputarono quelle stranezze al trauma che la bambina doveva aver patito, e tornarono a Goas Al Ludu con la loro figlia, sicuri che il tempo avrebbe rimesso le cose a posto.
I giornali di tutta la Francia e persino il New York Times riportarono lo strano e miracoloso ritorno della bambina scomparsa, ma, poche settimane dopo il ritorno a casa, i Picard iniziarono a sospettare che la ragazza non fosse in realtà la loro vera figlia. C’erano in lei alcuni atteggiamenti, alcuni comportamenti, che Pauline non aveva mai manifestato in passato, e in più quella bambina si mostrava ancora terribilmente spaesata.
A complicare ulteriormente le cose, un agricoltore che viveva vicino alla casa dei Picard, Yves Martin, chiese improvvisamente al papà di Pauline se fosse davvero sicuro che quella bambina fosse la loro Pauline, e quando il padre della bambina gli si rivolse con fare minaccioso, chiedendogli il significato della sua affermazione, l’uomo esclamò, prima di scappare: “Dio mi aiuti, sono colpevole”. Yves Martin venne rintracciato, interrogato dalla polizia perchè si pensava fosse coinvolto nella sparizione di Pauline, quindi, di fronte alle affermazioni senza senso che esternava venne rinchiuso in un manicomio e da quel momento non se ne ebbe più alcuna notizia.
Poi è stata fatta una scoperta che ha capovolto il mondo di Picard ancora una volta.
Un contadino stava lavorando a un boschetto nei pressi della fattoria dei Picard, boschetto che si trovava proprio al limitare dei loro possedimenti, quando tra le sterpaglie, coperto alla meno peggio da frasche e rami, si accorse di qualcosa di strano che emanava cattivo odore. Credendo si trattasse di un animale morto per cause naturali pensò bene di seppellirlo, ma quando si avvicinò per veder meglio si accorse che non di un animale si trattava, ma del corpo di una ragazzina molto giovane, decapitata, brutalmente sfigurata, completamente nuda, con vicino un teschio. L’uomo subito corse alla polizia, e gli investigatori andarono subito sul posto a indagare, assieme ai Picard.
Il corpo era in avanzato stato di decomposizione, ma nonostante tutto, la madre di Pauline notò a poca distanza dal corpo alcuni stracci, che riconobbe come parti dei vestiti che la sua Pauline indossava al momento della scomparsa.
Cosa ancora più strana, però, il luogo in cui erano stati rinvenuti i resti era già stato perquisito subito dopo la denuncia della sparizione di Pauline, il che portò gli investigatori a credere che il corpo fosse stato spostato solo di recente. Le cose divennero ancora più bizzarre quando l’autopsia sul cranio trovato vicino al corpo rivelò che quel cranio era troppo grande per appartenere al cadavere della ragazza che avevano trovato e che, soprattutto, non apparteneva nemmeno a una donna: era il cranio di un maschio adulto non identificato.
Tutto ciò non fece che ingarbugliare la questione ancora di più: c’erano una bambina sparita, una bambina ritrovata, un cadavere di donna, decomposto e senza testa e una testa di uomo senza corpo. Due vittime, un rapitore e un potenziale assassino ancora in libertà da qualche parte in zona.
Un mistero irrisolto
In definitiva, con quegli elementi non si poteva trarre alcuna conclusione logica in un caso che portava con sé una lista infinita di domande: c’entrava forse qualcosa l’uomo che aveva interrogato i genitori di Pauline sulla scomparsa della bambina? Sapeva forse chi era l’assassino della bambina? Ha ucciso l’uomo a cui apparteneva il teschio? O il teschio apparteneva all’omicida di Pauline? Chi erano i genitori della ragazza ritrovata a Cherbourg e come avevano fatto i Picard a identificarla in Pauline, ora che si sapeva che non era Pauline? Chi era la ragazzina che tutti avevano individuato in Pauline?
Purtroppo, non è stato possibile trovare risposte a nessuna di queste domande. Infatti, anche con l’identificazione dei suoi vestiti da parte della signora Picard, non c’era ancora alcuna prova che il corpo trovato sulla loro proprietà fosse in realtà di Pauline.
La ragazza di Cherbourg fu rimandata in un orfanotrofio e i Picard trascorsero il resto dei loro giorni con il mistero del destino della figlia.
Dov’è finita Pauline Picard?
Com’è possibile che la mamma di Pauline abbia sbagliato a identificare sua figlia nella ragazzina di Cherbourg? Dobbiamo forse, per trovare una risposta a questa domanda, considerare la fenomenologia delle emozioni che porta elaborare il dolore e il lutto. La signora Picard avrebbe potuto benissimo semplicemente desiderare ardentemente che la ragazza di Cherbourg fosse sua figlia e trovandosela davanti, la sua mente ha deliberatamente ignorato gli ovvi buchi di questa storia. Quella non era Pauline, ma aveva la stessa età, lo stesso aspetto, e la povera madre ha riversato su quella bambina tutti i ricordi che aveva di Pauline, arrivando a identificare quella bambina nella sua, fingendo che si trattasse davvero di Pauline.
Certo, è strano che il padre della bambina non abbia detto nulla, non si sia accorto che quella non era Pauline, e che nessuno dei vicini abbia avanzato il minimo dubbio.
Il solo che si pose qualche domanda fu il vicino di casa della famiglia, Yves Martin, considerato il primo sospettato da molti. Forse lui aveva davvero visto qualcosa, forse sapeva la sorte riservata a Pauline, forse sapeva esattamente cosa era accaduto alla piccola. Non poté però dirlo a nessuno perché i suoi vaneggiamenti (o meglio, ciò che vennero ritenuti vaneggiamenti da chi lo ascoltò, ma che probabilmente erano frammenti di verità difficili da accettare) lo portarono a essere rinchiuso in un manicomio, e di lui non se ne seppe più nulla.
Sui dati di fatto, cioè il corpo ritrovato e il cranio dell’uomo trovato accanto a esso, anche in questo caso non ci sono risposte decisive: il cranio non è mai stato identificato e non si è mai avanzata alcuna ipotesi su a chi potesse appartenere. Il corpo invece venne identificato come appartenente a Pauline, anche se non si sa che fine abbia fatto la testa della bambina…
E per quanto riguarda lo strano doppleganger di Cherbourg? Anche la sua identità è stata persa per le pagine della storia.the Strange Tale Of