Il suo nome era Lucusta, ed è famosa per essere stata non solo la prima serial killer donna, ma proprio la prima serial killer della storia. Di lei si sa solo quello che hanno tramandato i classici latini, e le cronache del tempo. Di lei si è scritto che ha ucciso almeno 8 persone usando il veleno, ma in realtà il numero sarebbe molto maggiore. Non per nulla, a Roma Lucusta era conosciuta come una “avvelenatrice professionale”, e per questo il numero delle vittime sarebbe stato molto, molto più grande.
Partiamo subito da una certezza: gli assassini seriali sono esistiti sin dalla notte dei tempi, ma il primo serial killer registrato è appunto questa donna di nome Locusta, che più che serial killer potrebbe definirsi come sicaria a contratto. Non si sa molto di Locusta, e gran parte della storia che la circonda è basata su congetture e testi della letteratura contemporanea. Nacque nel I secolo d.C. in Gallia, l’odierna Francia. Inizialmente Lucusta era quella che potremmo definire “erborista”: acquisì una conoscenza approfondita di piante ed erbe della campagna. Solo a un certo punto si è trasferita a Roma.
Indubbiamente, la vita di Lucusta era una vita pericolosa, ma era anche molto eccitante, e ben presto la donna si arricchì, con i suoi “servizi”. Sotto il consolato di Valerio Flacco (261 a.C.), moltissime morti improvvise per avvelenamento sconvolsero la città. Si scoprì che c’era un gruppo di donne e di criminali che preparavano dei veleni da somministrare a chiunque fosse considerato “personaggio scomodo”, per vendicarsi di qualche torto subito o per impadronirsi degli averi del malcapitato. Tutti sapevano che c’erano questi abili killer su commissione, ma nessuno sapeva dove si trovassero.
Un giorno, a Lucusta arrivò una richiesta un po’ particolare: doveva incontrarsi con una persona di rango estremamente elevato che aveva chiesto esplicitamente i suoi servigi. Lucusta si recò sul luogo dell’appuntamento, in gran segreto, temendo anche per la sua stessa vita, credendo di esser stata scoperta….ma certo non immaginava di trovarsi di fronte, quando arrivò al luogo fissato per l’appuntamento, una donna ancora più potente di quanto si fosse immaginata. Agrippina Minore, sorella di Caligola, moglie dell’imperatore Claudio e madre di Nerone.
Agrippina espose a Lucusta il suo problema: aveva bisogno dei servizi di Lucusta per sbarazzarsi una volta per tutte dell’Imperatore Claudio, in modo che suo figlio Nerone, nato dal primo matrimonio, diventasse imperatore al posto del marito.
Fu così che Lucusta e Agrippina prepararono un piatto di funghi per Claudio, piatto di cui l’imperatore era molto ghiotto, e Lucusta mescolò ai funghi una gran quantità di veleno. Il resto è storia, documentata da Cassio Dione nell’opera Storia Romana e da Tacito negli Annales. Claudio morì e Nerone, figlio di Agrippina, divenne imperatore al suo posto.
Nerone durante il suo regno usò spesso Lucusta per le sue capacità di avvelenatrice. La donna fu arrestata più volte durante il suo governo, e ogni volta l’imperatore intervenne in prima persona per farla liberare. Quando nel ’55 d.C. venne catturata e messa in carcere per un secondo omicidio commesso, e quindi condannata a morte, Nerone intervenne direttamente, offrendole la libertà e l’immunità in cambio dei suoi servigi. Il primo incarico che le affidò Nerone, per metterla alla prova, fu quello di eliminare Britannico, figlio di Claudio e Messalina, quindi legittimo erede al trono. Britannico considerava Nerone un usurpatore, e tentò di rovesciarlo dal trono, ma Lucusta intervenne in prima persona: un primo tentativo di avvelenamento fallisce; al secondo, Britannico muore. Come riporta Svetonio nel Libro Sesto delle Vite dei Cesari, con il favore dell’Imperatore Lucusta visse in ricchezza e stravaganza.
Fino a quando il Senato romano non condannò Nerone a morte. Per risparmiargli l’onta del patibolo, Lucusta preparò per Nerone un veleno che potesse ucciderlo subito (come racconta Svetonio, nel libro VI delle Vite dei Cesari, XLVII) ma l’imperatore non fece in tempo a prenderlo, e fu costretto a togliersi la vita con un pugnale. Sette mesi dopo il suicidio di Nerone, nel 68, Lucusta venne condannata a morte dall’imperatore Galba, che aveva compiuto una retata per trarre in carcere tutti gli assassini di Roma.
Lucusta viene catturata e posta al pubblico ludibrio, condotta in catene per tutta Roma e giustiziata durante le Agonalia, festività romane dedicate di volta in volta a quattro divinità diverse a seconda del tempo in cui cadevano: Lucusta venne giustiziata a gennaio, durante le Agonalia dedicate a Giano.
Non si sa di preciso in che modo venne uccisa: secondo la leggenda Lucusta venne violentata da una giraffa e quindi fatta a pezzi dagli animali feroci liberati nell’arena, ma è una versione molto improbabile. L’ipotesi più veritiera vuole che Lucusta sia stata strangolata e che il suo cadavere sia stato successivamente bruciato. Alcuni pensano che Lucusta fosse una figura quasi mitologica, poichè di lei ci sono pochissimi riferimenti. Una delle prime citazioni in letteratura si trova nelle Satire di Giovenale: “alle sue parenti inesperte insegna, meglio di Lucusta, come seppellire le spoglie grigie dei mariti tra le chiacchiere della gente” ed è effettivamente troppo poco per stabilire se questa donna fosse o meno esistita. una notizia di una morte così efferata sarebbe sicuramente stata trattata, dagli storici dell’epoca, ma nessuno riporta uccisioni di avvelenatrici. Mitologia? Finzione? Un nome usato per nascondere altre identità?
Non si sa. Quel che è certo è che anche nel secolo scorso si parlò di Lucusta: Alexandre Dumas, ne Il conte di Montecristo, citò infatti Lucusta come “uno di quegli orribili e misteriosi fenomeni che ciascun secolo produce“. E così finì il primo serial killer della storia.